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GIASARA - RAMO RAVAGLI
UN PUNTO DI DOMANDA ANCORA SENZA RISPOSTA...

Attività svolta Domenica, 28 Luglio 2013

Partecipanti: Elena, Mus, Nino

giassara_32

Dopo mesi dedicati quasi esclusivamente all'esplorazione del Tuar, oggi cambiamo meta e torniamo in Giasara per vedere di dare una risposta a quel punto di domanda che è il Ramo Ravagli… La strada bianca che porta poco sopra l'ingresso ha cambiato aspetto… dall'ultima volta che siamo stati qui notiamo che la vegetazione ha preso il sopravvento e più scendiamo e più si ha l'impressione di viaggiare indietro nel tempo fino a ritrovarsi in una dantesca selva oscura… In alcuni punti la strada sembra quasi scomparire inghiottita da rovi, edere e liane e quasi a fatica riusciamo a raggiungere il solito spiazzo dove parcheggiamo il furgone. Il sole picchia forte e neanche le quote montane non sembrano sollevare granché da questa ondata di caldo africano…e se non fosse che stiamo per andare in grotta, mettere tuta e sottotuta sarebbe veramente una pena. Perciò ci cambiamo piuttosto in fretta e ancora mezzi svestiti guadagniamo l'ombra del sottobosco dove si apre l'ingresso della Giasara. Incredibile la netta differenza di temperatura che c'è tra "l'aldiqua" e l"'aldilà" delle lastre di pietra che ne delimitano l'ingresso. Non vediamo l'ora di immergerci nella frescura della grotta. Entra per primo Loris, quindi io e a chiudere la fila Nino, accompagnati dai nostri 3 sacchi carichi del necessario per affrontare questa nuova giornata esplorativa. Il flusso d'acqua che solitamente percorre queste vie sotterranee oggi è ridotto al minimo, agevolando la nostra progressione. In compenso le pareti sono tappezzate di zanzare, probabilmente come noi alla ricerca di un po' di fresco. In men che non si dica raggiungiamo il Ramo Ravagli e prima di addentrarci nelle sue profondità più recondite ci togliamo di dosso gli imbrachi. Visto gli ambienti a "misura d'uomo" saremo meno impicciati nei movimenti e preserveremo i nostri preziosi attrezzi da un'inutile usura. La prima cosa da fare è verificare una piccola finestra sulla parete destra del meandro che dà su una vaschetta concrezionale in cui già l'altra volta avevo notato la presenza di niphargus. Le dimensioni sono piuttosto ristrette e solo la mia condizione di "esile" mi consente l'accesso alla base di quella che ha la parvenza di una frattura, che però appuriamo essere comunicante con un punto più avanzato del meandro. Già che sono qui ne approffitto per documentare questi "gamberetti piccolini piccolini" che oggi sembrano non essere particolarmente disturbati. Infatti, nonostante la luce, continuano a nuotare sotto i miei occhi…che spettacolo meraviglioso la natura! Nel frattempo Loris ha già cominciato ad ispezionare per capire come e dove portare avanti i lavori di scavo e così si ricomincia. Forziamo un passaggio stretto che ci impedisce di raggiungere il punto per noi più estremo del meandro, dal quale percepiamo arrivare sia l'aria che l'acqua. Il lavoro procede piuttosto rapido e man mano che smuoviamo materiale sentiamo chiaramente il flusso d'aria aumentare…buon segno! Avanzato di un paio di metri, forse tre, Loris ci comunica due notizie: la prima (la bella) è che dice di vedere davanti a sé, dietro a dei massi, del nero molto promettente, che fa pensare ad ambienti ben più grandi. Considerando il noto pessimismo di Loris, la cosa ci lascia basiti e ci fa ancor più ben sperare. La seconda notizia (la brutta) è che a dividerci dal quel buio c'è una frana che sta proprio sopra dove bisognerebbe scavare e che rende piuttosto pericoloso il nostro lavoro. Nino, oggi rimasto nelle retrovie, decide di andare a verificare di persona la situazione. Con una serie di contorsionismi da manuale scavalca me e Loris, ma una volta raggiunta la postazione tutto ciò che può fare è confermare quanto già constatato da Loris. Per oggi interrompiamo qui i lavori, in attesa di una "messa in sicurezza" della zona. Rimessa addosso la nostra attrezzatura riguadagnamo l'uscita, portandoci appresso un punto di domanda ancora più grande di come l'avevamo lasciato l'ultimo volta…chissà quali spazi si celano in quel buio intravisto…? nell'attesa di scoprirlo continuiamo a sognare...


Scritto da

Elena

Elena Socio G.S.S. dal 2007

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