Gli speleo del G.S.S.

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GRUPPO SPELEOLOCICO SETTECOMUNI
La storia

Attività svolta Sabato, 01 Aprile 2017

gss-1972

Riassumere 45 anni di lavoro non è facile, il materiale a disposizione è veramente tanto e, gli interessi di un gruppo come il nostro, spaziano ben oltre le normali attività di molte associazioni speleologiche. Storicamente il G.S.S. nasce nel lontano 29 febbraio 1972, anno bisestile, la sera di Schella Marzo. Alcuni ragazzi della Cuba, infervorati dai racconti di vecchi speleo dello storico Gruppo Grotte Asiago ( nato nel’48), fondarono quello che battezzarono Gruppo Giovanile Grotte. Lo scopo era appunto l’esplorazione delle cavità carsiche ed urbane ( nel caso di Asiago le vecchie fogne, oggi speleologia urbana). I primi anni furono molto avventurosi, sia per la giovane età dei componenti il gruppo, sia per la difficoltà di reperire i mezzi esplorativi. Le cavità esplorate furono quelle più vicine ad Asiago o quelle storicamente già note come il Buso del Prunno, la Voragine dello Zemblen e il Buso dei Mati.. Ma l’evoluzione fu rapida, con una svolta importante grazie anche alla nuova sede di Via Matteotti (pompe) dove Sandro Brazzale, cofondatore del G.G.A. nel ’48, consegnò il magazzino del vecchio gruppo, con il relativo materiale esplorativo. Questo fatto diede un forte impulso all’attività ed al reclutamento di nuovi soci. Nel frattempo era stato cambiato anche il nome scegliendo l’attuale Gruppo Speleologico Settecomuni, accantonando subito l’idea di inserire “Asiago”, convinti che, il gruppo, avrebbe accolto appassionati di tutto l’altopiano e con la licenza nel nome di quel “Settecomuni”, utilizzato come logo identificativo. Da questo momento il GSS poté ritenersi un gruppo speleologico a tutti gli effetti, registrando le prime interazioni con enti ed altre associazione del settore. Cominciò la collaborazione con il Catasto Grotte Nazionale, successivamente divenuto Catasto delle Grotte del Veneto a seguito della nascita della Federazione Speleologica Veneta, di cui siamo stati soci fondatori nel 1980. La prima grotta catastata fu il Buso dei Boi, in località Billeraut, sviluppo 303 metri, dislivello –72 metri. Nel 1976 iniziò nel gruppo la rivoluzione tecnica della progressione in grotta. Fino ad allora, la discesa e la risalita nei pozzi carsici, era sempre avvenuta con l’ausilio di scale, sempre più leggere, ma comunque voluminose. La corda era un complemento per “assicurarsi” nelle manovre. Qualcuno ( negli Stati Uniti ed in Francia, con tecniche diverse) pensò bene di eliminare le scalette ed utilizzare, per la progressione, solo corde. Nacquero così corde di un nuovo tipo, denominate “statiche” specifiche per la speleologia. Grazie a questi mezzi, ed allo sviluppo di nuovi attrezzi bloccanti, venne più che dimezzato il volume ed il peso del materiale da portare in grotta. Anche la velocità di progressione fu più che raddoppiata: era nata la speleologia moderna e, anche per noi, era terminato un primo ciclo di storia. Il forte impulso esplorativo di quei periodo portò al catasto di decine di grotte all’anno, anche con campi di lavoro, come lo studio sistematico di tutta la dorsale Zoviello, Arsenale, Colombarone e Granari di Galmarara ( in collaborazione con il G.G.G. di Valstagna). Negli anni seguenti, grazie anche a nuovi giovani soci di Lusiana, si spostò l’interesse esplorativo nell’area sud dell’altopiano. Lusiana e Conco divennero meta di ricerche sistematiche, che continuano ancora oggi dopo trent’anni. In questa zona sono state rilevate decine di grotte tra cui alcune di notevoli dimensioni. Storicamente era da sempre conosciuta la Spaluga di Lusiana (- 270 m.) ma tutti i gruppi speleologici avevano trascurata quest’area, convinti che i grandi abissi si trovassero solo nell’altopiano più alto, a nord di Asiago. Le nostre esplorazioni hanno dimostrato che, anche a quota più basse, possono esserci complessi carsici imponenti, come evidenziato da grotte come l’Abisso Est, l’Obelix, la Giasara, il Tuarloch , il Bertiagaloch e non ultimo il Complesso Abrisassi. In questi 45 anni di ricerche ed esplorazioni, il G.S.S., si è trovato ad affrontare problemi ed impegni di varia natura. Il problema della sede sociale è durato più di vent’anni, in quanto, in questo periodo, trovammo ospitalità nelle ex carceri di Asiago, per due volte nelle scuole elementari di via Matteotti e nelle scuole della Costa fino al ’95 quando, a seguito del nostro restauro del casello ferroviario della Gaiga, ci siamo trasferiti definitivamente. Tutto questo grazie all’amministrazione comunale del tempo che ci concesse lo stabile, per la verità, completamente da restaurare. I lavori sono costati tempo, fatica e denaro. Abbiamo, infatti, provveduto al progetto di recupero dello stabile, a tutti i lavori di demolizione, ricostruzione e arredamento ed inoltre agli allacciamenti di luce, acqua e gas. Negli anni il gruppo ha manifestato l’interesse, non solo per gli aspetti strettamente speleologici, ma anche per le iniziative di carattere didattico, culturale e sociale. La didattica è stata continuativa, sia nelle scuole che nelle serate dedicate agli ospiti dell’altopiano, con l’organizzazione di proiezioni, mostre o la partecipazione al programma “Vacanze Natura “del Comune di Asiago. Per anni è stato pubblicato il bollettino “LOCH” e, recentemente, i quaderni di “Memorie d’Acqua”. Dopo gli anni ‘90 è nata anche la Videoloch, gruppo nel gruppo che si occupa di documentazione, in particolare filmati di esplorazioni, didattici e storici, relativamente al nostro ambiente carsico. Sempre per far conoscere meglio la nostra attività, che come sappiamo si svolge sottoterra, sono state organizzate manifestazioni come “Speleologia in Piazza” dove, tra filmati e mostre, si sono illustrate le tecniche di progressione in grotta. Con l’ ausilio di impalcature, installate nel centro di Asiago, e di altri comuni, è stata simulata la discesa e la risalita su sola corda, tecnica da noi usata per scendere e risalire i pozzi carsici, esperienza condivisa da decine di bambini presenti. Per quanti invece hanno manifestato la concreta intenzione di intraprendere questa attività sono stati organizzati dei corsi, con lezioni teoriche in sede e pratiche in palestra di roccia ed in grotta. Nell’ultimo decennio abbiamo preferito utilizzare, per i nuovi allievi, la scuola di speleologia del Gruppo Speleologico Geo CAI di Bassano. Nel 1992 è stato organizzato ad Asiago un convegno internazionale denominato “Alpine Caves: alpine karst sistems and their environmental context”, che ha visto arrivare studiosi da tutto il mondo. Questo fu il primo convegno internazionale di speleologia dopo dieci anni da quello d’Imperia e ci “costò” oltre dodici mesi di lavoro. La speleologia italiana ed internazionale si è potuta confrontare sulle problematiche legate al carsismo alpino d’alta quota. Il carsismo di tipo alpino è sviluppato in molte regioni del globo, ed il congresso è stato un interessante momento di sintesi e di confronto tra studiosi e speleologi di ben dieci nazioni. I numeri parlano da soli : oltre 350 iscritti, 40 gruppi, 6 mostre, 5 posters, 14 stands espositivi, 65 relazioni e lavori presentati e 4 tavole rotonde. Inoltre come contorno: filmati, escursioni ed una rappresentazione teatrale. Il nostro gruppo presentò un lavoro di Chiara Stefani: “ Proposte per la tutela e la valorizzazione del patrimonio carsico dell’Altopiano dei Settecomuni " .Tra l’altro venne presentato il progetto, successivamente realizzato, per la valorizzazione della voragine del Sciason, nel comune di Rotzo. Negli anni ’90 c’è stata anche la presa di posizione contro la scelta di fare una discarica controllata per R.S.U. in una cava in località Melagon. Il G.S.S. è stata l’unica associazione ad opporsi al disastro ambientale che si stava perpetrando. Una prima memoria scritta è stata pubblicata nel 1994 con la collaborazione della Commissione Scientifica della Federazione Spelologica Veneta. E un rapporto specifico sul sito di Melagon è stato presentato nel 1998 nell’ambito del progetto I.N.A.C. (inquinamento acqua carsiche) sempre della C.S. della F.S.V.. Negli anni 2000 gli aspetti culturali e sociali si sono evoluti con molte iniziative che sono diventate appuntamenti costanti. Ricordiamo il “Premio Biblioteca Speleologica Osvaldo Armellini “, riconoscimento che viene assegnato a persona o gruppi che si sono distinti nella salvaguardia dell’ambiente o di manufatti storici, come sorgenti o fontane. Dal 2006 abbiamo organizzato, periodicamente, “Puliamo il Buio”, inizialmente con Legambiente, durante le giornate di “Puliamo il Mondo”, successivamente con il patrocinio della Società Speleologica Italiana. Per l’occasione, in collaborazione con altri gruppi, viene bonificata una grotta dell’altopiano, tra le molte utilizzate come discariche. Se la cavità è piccola, o poco inquinata, il lavoro è definitivo, in altre occasioni la pulizia è stata parziale in quanto, alcune grandi cavità, sono state utilizzate per anni come discariche pubbliche o, ancora oggi, abusivamente. Proprio nell’ambito della salvaguardia del territorio, fin dal 1990, abbiamo iniziato ad interessarci dell’elemento “acqua” in quanto, l’altopiano dei sette comuni, con il suo ricchissimo sistema carsico, rappresenta una importante risorsa idrica da monitorare e salvaguardare, un bene, non solo della popolazione locale, ma dell’intera Regione Veneto. Conoscere la presenza di eventuali inquinanti nelle acque sorgive e capire da dove provengono, risulta di fondamentale importanza, soprattutto, considerando che, le fonti idriche cospicue, e di buona qualità, sono sempre più rare. Dal 1997 abbiamo avviato un importante progetto denominato “ Atlante delle sorgenti dell’Altipiano dei Sette Comuni”. Esso ha l’obiettivo di realizzare un censimento delle sorgenti, nonché fontanini, fontane, abbeveratoi, lavatoi e pozzi. Non manca in tale progetto il censimento di tutte le tipologie dei manufatti e la raccolta di notizie e testimonianze. La realizzazione dell’atlante si attua quindi attraverso due diversi approcci: da un lato l’analisi scientifica, dall’altro la ricerca sui manufatti costruiti dall’uomo. Lo scopo però è unico, ovvero la coscienza e la salvaguardia del “bene acqua”. Lo studio del territorio, la sua conoscenza con una specifica attenzione al sistema carsico, ci hanno permesso di acquisire una competenza unica degli elementi fondamentali di questo territorio di cui, l’acqua, è sicuramente il principale. In un territorio carsico non ci sono fiumi ne laghi, ma la quantità d’acqua che lo interessa è immensa. Proprio per questa competenza è nata anche l’dea di un museo, non specifico sulla speleologia, ma che avesse l’acqua come filo conduttore. Nasce così l’idea del Museo dell’Acqua. Il progetto piace ma, come sempre, il problema è un sito idoneo per la realizzazione. Dopo vari tentativi per acquisire una sede, anche fuori comune, ci è stata proposta la Possessione Kaberlaba dove, in grande stato di abbandono, era presente una delle case coloniche più belle dell’altopiano. Il progetto viene presentato e finanziato, grazie anche alla Comunità Europea e, nel 2009, viene aperto al pubblico. Contemporaneamente è stato allestito anche un sentiero didattico nell’area limitrofa al museo, due chilometri di sentiero dove possiamo trovare le testimonianze più tipiche del territorio carsico come la città di roccia, i campi solcati, le doline e la voragine. Il museo è stato quindi progettato, costituito, sviluppato e gestito dal G.S.S.. Le sale espositive partono dagli aspetti geologici e idrogeologici dell’ altopiano, continuando con temi come l’inquinamento, attuale e latente. Vengono trattati gli aspetti etici dell’acqua, come bene essenziale per la vita, in contrapposizione al bene commerciale. Si parla dell’aspetto sociale legato alla vita con poca acqua nei secoli scorsi fino allo sfruttamento dell’acqua, sotto forma di ghiaccio e neve, per il divertimento ma, soprattutto, per il turismo. Nel museo sono presenti anche un’aula didattica dedicata ai più piccoli, un sala conferenze, un laboratorio per le analisi dell’acqua, una biblioteca, una foresteria ed una sala mostre. Nei primi otto anni di apertura sono state presentate varie mostre, anche con temi molto diversi e, a volte, correlate da cicli di conferenze. Da quest’anno, per i visitatori più piccoli, sarà possibile scoprire la nostra grotta didattica, un percorso da fare carponi, tra messaggi sonori, indicazioni luminose e sorprese che portano alla sala delle meraviglie tra stalattiti, stalagmiti, vaschette e colate, come in una vera grotta. Il modo migliore per usufruire del museo sono le visite guidate, novanta minuti di “immersione nell’Acqua”. Concludendo crediamo che, per i primi 45 anni, possiamo dire di aver contribuito concretamente alla conoscenza del nostro altopiano, e lo faremo per tanti e tanti anni ancora. Ad oggi sono passati per il G.S.S. oltre duecentocinquanta soci, e molti altri parteciperanno alle nostre avventure, anche perché, il lavoro non manca.


Scritto da

Corrado

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