"La porta si apre"
Altra giornata memorabile al Tuarloch
Partecipanti: Elena, Jack, Marco Minsele, Mus, Nino
Come da programma oggi si torna al Tuarloch. Obiettivo: proseguire i lavori nel meandro e riuscire a scendere il fatidico pozzo.
Anche oggi i primi ad entrare siamo io e Jack, seguiti a ruota da Loris, Marco Minsele e Nino. Raggiungiamo in fretta l'ormai noto meandrino e toltici di dosso un di' di ferraglia eccoci riprendere da dove avevamo lasciato giovedì notte…
Tutti in fila ai nostri posti, chi dentro e chi fuori dal meandro, ricominciamo il passamano per spostare i sassi asportati e ammucchiati da chi, a turno, sta più avanti.
Una, due, tre ore…sasso dopo sasso…secchio dopo secchio…qualche colpo di mazzetta ben assestato…e mentre Marco cerca di smuovere una grande lama di roccia…ecco!!! un boato assordante ci riempie le orecchie e ci fa trattenere il fiato…Grandi massi cadono nel pozzo aprendoci un bell'ingresso sulla verticale...finalmente la porta (Tuar) si è aperta!
Ma prima di poter scendere c'è ancora parecchio da fare per togliere materiale instabile dalla zona di accesso al pozzo. Dopo un bel primo colpo di mano di Marco, si fa avanti Loris, mentre io da dietro comincio ad approntare l'armo, con Nino che scatta foto e Jack che imperterrito continua i lavori di allargamento nel meandro.
A quanto pare oggi tocca a me l'onore di scendere per prima. Assistita da Loris continuo i lavori di disaggio che proseguono per un bel po', mentre tutti fremono per vedere l'agognato pozzo…
E' giunta l'ora: pianto due fix, faccio il nodo, infilo le gasse nei maillons, chiudo le ghiere, metto il discensore e sono pronta a calarmi sotto lo sguardo vigile degli altri che nel frattempo si sono affacciati.
Inutile dirlo, come tutte le prime volte è sempre una grandissima emozione. Scendo lentamente guardandomi attentamente attorno. Il pozzo è di medie dimensioni e dalla parte opposta dove siamo "sbucati" noi, si allarga e prosegue anche in altezza. In parete si vede una finestra con dei massi incastrati a mezz'aria che supponiamo essere il punto da cui sfociava la cascata sentita l'altra volta.
Qualche metro sotto la finestra una cengia, mentre sotto di me il pozzo continua e, incoraggiata dagli altri, proseguo nella discesa. Finalmente tocco "terra", o per meglio dire sassi. In una rapida occhiata osservo alla mia sinistra che la base del pozzo si allarga in una sala. Su un lato del pavimento vedo un buco che sembrerebbe la partenza di un'altro meandro e tutt'attorno un pavimento di massi in mezzo ai quali scavare, mentre sul lato opposto un arrivo d'acqua (forse un camino) con una bella colata bianca…Ahimè, è già l'ora di uscire… Inizio a risalire, ancora intontita dall'ebrezza dell'esplorazione e dalla stanchezza che ora si fa sentire, lasciando sotto di me ambienti nuovi da osservare ed esplorare. Siamo tutti certi che il Tuar ha ancora molto da farci vedere.
All'uscita un bel brindisi conclude anche questa meravigliosa uscita per ritrovarsi poi a cena per festeggiare.
Commenti (2)
patao
Un peccato dover saltare le prossime uscite per vari impegni ma grazie ai vostri meravigliosi scritti mi sembrerà di essere la con voi!!!
Monica Ravagli