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Verso il fondo degli Abrisassi
quando la profondità non è tutto...

Attività svolta Domenica, 08 Gennaio 2017

Partecipanti: Elena, Jack

In questa domenica di sole e freddo (le temperature sono decisamente sotto lo zero) io e Jack, unici superstiti alle feste dell’Epifania, optiamo per un giretto agli Abrisassi, giusto per sgranchirci un po’. Per una volta decidiamo di viaggiare leggeri e prendiamo con noi solo un sacco viveri, puntando in realtà a raggiungere gli altri sacchi già lasciati sotto il P70 per portarli alla zona di allestimento del campo. All’ultimo momento ci raggiungono anche Loris e Giacomino, che stamattina si è alzato alle 7,30 deciso ad andare in grotta…che forza! Così siamo in 4 di fronte l’ingresso degli Abrisassi a godere dell’aria calda che ne esce impetuosa. Mentre Loris accompagna Giacomino nel suo primo giro nella parte iniziale della grotta, io e Giacomo ci muoviamo spediti verso il fondo. Ormai conosciamo bene la Signora e arriviamo in poco più di 2 ore al posto in cui avevamo lasciato il materiale l’ultima volta, e già fin qui…che dire? E più si avanza e più è affascinante, e quasi senza accorgersene, in un continuo sali e scendi alla ricerca della via più agevole, si va avanti parecchio e d’un tratto l’acqua “sparisce “ e noi ci ritroviamo a zigzagare tra i sassi in una specie di zona fossile, a tratti ampia e a tratti bassa e stretta. Poi di nuovo il serpeggiare del meandro e lo scorrere dell’acqua tra salti e splendide marmitte. Prima di proseguire però molliamo i sacchi all’asciutto. E’ da un po’ che qualcuno non bazzica da queste parti e Giacomo ha qualche dubbio sul proseguo, quindi preferiamo andare in avanscoperta “leggeri”. Accidenti che posti…Poco più avanti il meandro si allarga fino a diventare una vera e propria galleria…ma solo per poco! Di punto in bianco il passaggio diventa di nuovo basso e stretto e si sente una forte corrente d’aria. Alla nostra destra un’altra galleria parte (o forse arriva). La volta levigata ad arco e il pavimento di fango ormai indurito ci colpiscono subito e ci infiliamo di slancio! Per un piccolo tratto il soffitto si abbassa (o il pavimento si alza?) e avanziamo carponi, ma di nuovo le dimensioni e anche l’aspetto cambiano: il fango svanisce e ricompare il ruscello dell’acqua che ancora scompare più avanti in una fessura, mentre davanti noi la galleria prosegue allargandosi ma anche abbassandosi, per via del fango che la riempie…poco prima, sopra di noi, un camino che Giacomo risale per alcuni metri, fino a che le misure e lo stillicidio glielo consentono. Piuttosto “sconvolti” da questo posto ritorniamo indietro per riprendere la via principale e cercare il pozzo che ci porterà all’attuale fondo. Giacomo si infila per primo cercando di fare mente locale mentre io lo seguo poco dietro in attesa di sue istruzioni. Con nostra sorpresa la via sembra stringersi al limite del percorribile e Giacomo non riesce a trovare l’accesso al pozzo che comunque non potremmo scendere per via dell’armo da sistemare. E’ tutto comunque molto spettacolare! Ci fermiamo nuovamente all’inizio della galleria fangosa per alcune valutazioni e ne concludiamo che ci sembra proprio il posto ideale per fare il campo. Pienamente soddisfatti della giornata ripercorriamo a ritroso tutto il meandro che (per fortuna) ora ci sembra più breve. In poco più di 3 ore riguadagniamo l’ingresso e non appena ci spostiamo a lato dell’ingresso il gelo ci avvolge e ci spinge a cambiarci in tutta fretta. Ora non c’è niente di meglio che un brindisi al bar in compagnia dei nostri amici curiosi di sentire il racconto della nostra meravigliosa grottata.


Scritto da

Elena

Elena Socio G.S.S. dal 2007

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