La nascita del Gruppo Speleologico Settecomuni

La nascita del Gruppo Speleologico Settecomuni

Costituzione del Gruppo

Era l'ultima sera di Schella Marzo1, nel lontano 1972, il giorno in cui noi, cinque ragazzi2, abitanti del quartiere Cuba di Asiago, decidemmo di fondare il nostro gruppo grotte.

A stimolare la nostra fantasia erano stati i racconti di Silvano Fracaro Jungar, padre di due di noi che in più occasioni ci aveva raccontato dei tempi in cui lui e il suo compare Renè Gios partecipavano all'attività del Gruppo Grotte Asiago.

Già allora, erano gli anni "50, in altopiano si conoscevano grotte di notevole interesse e i racconti delle esplorazioni dei vari busi (Spaluga di Lusiana, Abisso Tre Cantoni, Buso dello Sprunck, Buso del Sorlaro e altri...) ci impressionarono a tal punto che, nonostante la nostra giovane età (13-16 anni), quella di diventare degli speleologi diventò, per noi, un'idea fissa.

Fu così che il 29 febbraio di quell'anno (bisestile), dopo aver fatto fracasso per tutto il paese con campane, bidoni e lamiere a svegliare la primavera e dopo aver bruciato, con un gran falò, la "vecia" sotto lo sguardo paterno e divertito del vecchio spazzacamino Faina , nel vecchio piazzale dei partigiani (ora posteggio di S. Rocco) accadde qualcosa di importante!

Dopo aver trovato riparo dalla pioggia sotto i lavatoi coperti del quartiere Cuba e dopo un ennesimo riparlare e un nuovo rifantasticare di grotte e abissi, decidemmo di fondare un nostro gruppo grotte.

Scopi principali erano, ovviamente, l'esplorazione delle grotte, la protezione della montagna e, da buoni reduci della Banda della Cuba che eravamo, l'esplorazione delle fogne di Asiago (cosa non scritta nell'atto di costituzione ma praticata per un po'. Attività oggi chiamata speleologia urbana !).

Costituito il gruppo, sì individuò come prima sede il fienile della vecchia casa dei nonni dei fratelli Rigoni Zurlo, in via Cairoli. Sotto il fieno fu costruito un nascondiglio con tanto di porta d'ingresso, dove furono riposti i primi materiali di esplorazione come lanterne, petrolio, pezzi di corda e qualche elmetto da cantiere "prelevati" in casa, a parenti e "amici paesani"!

Naturalmente non mancava la cassa dei documenti che, ben lucchettata, custodiva anche le prime monetine che, quasi settimanalmente si risparmiava o sì guadagnava con la vendita di carta e ferro vecchio.

Fu in questa sede che si decise di battezzare con un proprio nome il gruppo. Ognuno di noi elaborò un'idea ma Pierantonio Rigoni Zurlo, già allora bravo nel disegno, realizzò uno stemma che fu accettato da tutti: esso consisteva in tre G leggermente sormontate, racchiuse in un cerchio alato di pipistrello a indicare il nome "Gruppo Giovanile Grotte".

Non passammo molto tempo nella sede mimetizzata perché ci trasferimmo nella prima vera sede. I fratelli Rigoni Zurlo convinsero la madre ad poter utilizzare l'interno della vecchia casa dei nonni allora disabitata. Vivemmo quella conquista con gioia tanto che realizzammo un'insegna luminosa e la posizionammo sopra la porta d'ingresso della sede3.

In quelle stanze organizzammo le prime esplorazioni che furono il Buso del Prunno, la Voragine dello Zembien e ìl Buso dei Mati.

Arrivò anche la prima corrispondenza. Eccitati dal fatto e dato che non avevamo la cassetta della posta, realizzammo subito una fessura nel vecchio portone e ponemmo all'interno una cassettina inchiodata a ricevere la posta. Quella fessura mise il gruppo in una situazione di pericolo per sfratto perché venimmo rimproverati severamente da uno zio dei Zurlo per aver rovinato il portone. Poi tutto si chetò!

Presto ci trasferimmo, (aiutati da una buona parola di un prete presso il sindaco) in alcune stanze dei vecchio impianto comunale di depurazione acque dì via Matteotti, (alle Pompe) dove avremmo avuto presto come vicini di pianerottolo il Gruppo Spontaneo Corsi Serali, dove alcuni di noi, per la sua vicinanza, ne approfittò per conseguire la licenza media.

E' in quella sede che in una riunione fu discusso il nome del gruppo perché sicuri che presto, sarebbe diventato "stretto" in quanto gruppo giovanile si ma si sentiva che stavamo per crescere.. in tutti i sensi. Cambiammo così nome, scegliendo l'attuale; accantonando subito l'idea di chiamarlo "Asiago" convinti che il gruppo avrebbe accolto appassionati provenienti da tutto l'altopiano dei sette comuni. Decidemmo così per "Settecomuni" perché sentito da tutti noi del gruppo, forse complice le grotte con i loro nomi con i suffissi "loch" come unica terra, unico paese.

Incaricammo così Giordano Carli Paris, padre di uno di noi, di creare un nuovo stemma sociale che richiamasse in qualche modo i sette comuni. Giordano disegnò un pipistrello posto sopra lo stemma di Asiago, in quanto questo comune è sede dell'associazione e perché nello stemma stesso, si trovano raffigurate le sette teste, cioè i sette comuni.

Fu sempre in via Matteotti che Sandro Brazzale, responsabile magazziniere del disciolto Gruppo Grotte Asiago, ci consegnò le attrezzature rimaste presso il loro magazzino. Fu naturale che ciò diede una spinta al gruppo ad affrontare esplorazioni più impegnative.

Ma anche qui non rimanemmo per molto. Le stanze erano piccole e l' attività in sede, specie nelle serate d'estate, si svolgeva sopra il terrazzo della cisterna d'acqua, all'esterno: lavori caotici e rumorosi! Tentativi di costruzione di gruppi elettrogeni e argani, costruzione scalette, assemblaggio in serie di fari collegati a batterie da moto e d'auto (con relativo basto da trasporto a spalla). Costruimmo una baracca in legno sopra la cisterna ma dopo poco tempo, a un secco cenno della mano di un vigile, la dovemmo demolire a scanso di guai... Contattammo noi il sindaco questa volta. Ci presentammo. Con nostra grande sorpresa ci ascoltò interessato. Poi ci fissò un appuntamento dì lì a pochi giorni, di pomeriggio, davanti al comune. Ci fece capire che aveva un'idea...

Lo trovammo quel giorno che ci aspettava davanti al portone del comune. In mano teneva due grosse chiavi. Eravamo eccitati e pensavamo a quale porta andavamo quel giorno ad aprire. Ci incamminammo silenziosi e raggiunti l'imbocco di Corso IV Novembre ci chiese se non eravamo mai entrati nel carcere, da pochi anni chiuso. Ecco la nuova sede del gruppo! una autentica prigione!

Raggiunto il carcere e visitato le stanze e le celle, tornammo all'ingresso. Il sindaco, dopo uno sguardo benevolo e di complicità, lasciò le chiavi nelle nostre mani. Non ci chiese di firmare alcuna carta o altro per nostra fortuna! Eravamo tutti minorenni! Ci chiese, invece, di essere responsabili e prudenti nelle esplorazioni e al nostro si, d'essere di parola.

Avevamo il carcere. Con un tale spazio potemmo organizzare presto riunioni, proiezioni di diapositive, ospitare gruppi dalla pianura. Organizzammo così riunioni che ci fecero entrare nel mondo dei gruppi speleologici, prima vicentini, poi regionali.

Iniziò la collaborazione con il Catasto Grotte Nazionale successivamente divenuto Catasto Grotte del Veneto a seguito della nascita della Federazione Speleologica Veneta avvenuta nel 1980 e di cui siamo soci fondatori. La prima grotta catastata fu il Buso dei Boi, sviluppo 303 metri con un dislivello di - 72 metri.

Nel 1976 iniziò nel gruppo la rivoluzione tecnica della progressione in grotta. Fino ad allora la discesa e la risalita nei pozzi carsici era sempre avvenuta con l'ausilio di scale, sempre più leggere, ma comunque voluminose. La corda era un complemento per "assicurarsi" nelle manovre.

Qualcuno (negli Stati Uniti ed in Francia, con tecniche diverse) pensò bene di eliminare le scalette ed utilizzare, per progressione, solo corde, dì un nuovo tipo, denominate "statiche". Grazie a queste corde, ed allo sviluppo di nuovi attrezzi bloccanti, venne più che dimezzato il volume ed il peso del materiale da portare in grotta. Venne più che raddoppiata anche la velocità di progressione: Anche per noi era terminato un primo ciclo di storia.

Il problema sede non fu però risolto definitivamente, in quanto negli anni trovammo ospitalità una prima volta nelle scuole elementari di via Matteotti, nelle scuole di via Costa, per poi ritornare una seconda volta nella scuola di via Matteotti dove organizzammo, nel 1992, assieme ai gruppi speleo vicentini, e all'Operazione Como D'Aquilio, il Congresso Internazionale Alpine Caves. Dopo una simile esperienza organizzativa eravamo pronti ad assumerci qualunque impegno.

In autunno del 1992 chiedemmo al Comune di Asiago, come sede del gruppo, il vecchio e diroccato casello ferroviario n° 6 dì via Francesco Baracca (strada del Trenino) offrendo come contropartita l'impegno dì ristrutturarlo a nostre spese.

L'amministrazione ci disse di si, così nel 1995 a fine lavori di restauro ci trasferimmo definitivamente. Tutto questo è costato tempo, fatica e denaro. Abbiamo infatti provveduto al progetto di restauro, agli allacciamenti di luce, acqua e gas nonché a tutti i lavori dì demolizione, ricostruzione e arredamento.

In quella sede sono nate tante idee, alcune importanti che nel tempo si sono realizzate come la Vìdeoloch, attività di documentazione didattica e culturale a mezzo di audiovisivi, l'Atlante delle Sorgenti d'Acqua dell'Altopiano dei Sette Comuni, un archivio documentale in continuo cammino per aggiornarsi su ogni sorgente, pozzo o cisterna e altro ancora e infine il Museo dell'Acqua, un museo dove l'acqua carsica è protagonista sotto tutti gli aspetti.

In quasi quarant' anni di attività il gruppo ha visto passare oltre duecento soci tra ordinari, simpatizzanti e onorari.

E come tutte le belle storie... la nostra storia continua...


 

  1. Schella Marzo - Temine cimbro che significa "chiamare marzo".
    E' un'antica tradizione locale che si svolge da secoli gli ultimi tre giorni di febbraio. Protagonisti sono i bambini e i ragazzi chiamati a far rumore con ogni mezzo, possano essere campanacci, barattoli, coperchi di pentole, pezzi di lamiera. Unico scopo di tanto rumore è quello di far risvegliare l'attesa primavera.

  2. I ragazzi dell'epoca sono i fratelli Pierantonio e Franco Rigoni Zurlo, i fratelli Massimo e Stefano Fracaro Jungar e Giliano Carli Paris.
    Dopo alcuni mesi dalla nascita del gruppo entrarono a far parte dell'associazione Lorís Vellar Mus e Mario Rodeghiero Bardoa.
    E' indubbio che l'entusiasmo, la passione e l'affiatamento del gruppo in quegli anni, le prime esplorazioni effettuate pressoché a lume di candela abbiano creato le condizioni per costruire una solida base su cui ancor oggi si regge in gran parte il gruppo.

  3. All'epoca ad Asiago non esisteva che una ventina di insegne luminose. Era l'unica in via Benedetto Cairoli e unica in paese che non richiamasse il commercio.