L'ingresso della Voragine dello Zemblen

Voragine dello Zemblen

14 novembre 1948

Il giorno 14 Novembre 1948 il Gruppo Grotte del Club Culturale Artistico ha compiuto la prima escursione speleologica esplorando la voragine dello "Zemblen" che si trova nelle immediate vicinanze della caserma M. Interrotto, a circa 3,5 km. in linea d'aria da Asiago, a quota 1385 m. slm. Componenti la spedizione: Ing. Rigoni Andrea, Ennio Tessari, Sandro Brazzale, geom. Guglielmi, prof. Marco Stefani, Romualdo Rigoni. Esterni: Mario Rigoni, Andrea Corà, Signora Rigoni (Nota G.S.S.: moglie dell'Ing. Rigoni).

Attrezzamento in parte fornito dal Gruppo Grotte Milano, in parte di proprietà dei componenti la spedizione, in parte offerto da privati; in particolare il Corpo VV.F.F. ha messo a disposizione l' autocarro attrezzi col quale i componenti si sono trasferiti in "loco".

L'attrezzamento principale era così composto: scale d'acciaio m. 62, funi per complessivi m. 140, carrucole n° 2, tiranti 2, apparecchi telefonici 2, filo telefonico m. 400, appositi apparecchi scientifici ed altro attrezzamento.

La cavità è stata raggiunta alle ore 8,30. Si è provveduto all'impianto di una carrucola per la corda di sicurezza e da trasporto col solo aiuto di due funi tese al di sopra della voragine ed ancorate a tre abeti. L'impianto è stato reso possibile data la ridotta apertura (m. 13x11) dell'imbocco. Sono state poi calate scale per complessivi 35 metri ed è stata iniziata la discesa da parte del nucleo di punta (Ing. Rigoni e Tessari). E' stato raggiunto il fondo del pozzo d'ingresso a quota -30 alle ore 10 ed immediatamente è stato fatto discendere il materiale di osservazione e provveduto all'installazione dell'impianto telefonico di collegamento con l'esterno.

Le osservazioni del primo pozzo sono state le seguenti:
ai primi 7-8 m. dall'orifizio forma tronco-conica e leggero grado di conicità verso l'alto, un secondo tratto di circa 8 m. a forma quasi conica e costante. In questo tratto si nota sulla parete est una nicchia con cengia portante detriti di pietrame e legname gettato dall'alto. Lungo le pareti del pozzo si notano formazioni di muschio comune di grotta che cessano all'incirca alla fine del descritto tratto conico. Il pozzo prosegue a forma allargata (tronco-conica a forte conicità verso il basso) per circa 15 metri fino alla fine del primo pozzo, il fondo del quale risulta composto come segue: lungo la parete sud una cengia a piano pressoché orizzontale, il cui aggetto è all'incirca m. 3; nell'angolo sud-ovest della detta cengia si apre un'ampia nicchia (2x2) che forma un pozzo inclinato verso l'alto (angolo di circa 160° rispetto l'orizzontale) sempre in direzione sud-ovest e con rastremazione lenta. Nell'angolo sud-est della cengia si apre una nicchia (2x1) il cui tetto si raccorda con le altre pareti poco più in alto. Dalla cengia si nota sulla parete nord, a circa 4 m. di dislivello dal terrazzo, l'apertura di un camino (2x2) in direzione nord con inclinazione di circa 45° presumibilmente diretta alla superficie. (Dalla cengia stessa si nota infine l'apertura di un pozzo più vasto il cui asse dista dall'asse del primo pozzo di circa 10 metri). Le pareti sono costituite da roccia calcarea in stratificazioni pressoché orizzontali di spessore variabile di 0,50 -1,20 m. Lungo le pareti del pozzo d'ingresso si notano le tipiche erosioni dovute all'H2O che ha levigato le superfici a forma cilindrica.

Il nucleo di punta ha provveduto al lancio delle scale per trasferirsi, con il materiale, al fondo del secondo pozzo, che è risultato profondo 21 metri. In una nicchia lungo la parete ovest del pozzo stesso è stato sistemato l'impianto telefonico e si è preso contatto con l'esterno alle ore 10,45 per la direzione di manovra per la discesa degli altri componenti la spedizione.

Il fondo del pozzo è stato raggiunto dal secondo nucleo così composto: Brazzale: fotografo, geometra Guglielmi, prof. Stefani, Romualdo Rigoni, entro le ore 11,30.

Sono stati comunicati nel contempo i dati relativi alla temperatura e pressione. Temperatura esterna +7, temperatura al fondo del secondo pozzo +4. Le misurazioni effettuate con il barometro non sono riportate perché lo strumento in dotazione non dava sufficiente garanzia di precisione.

Il secondo pozzo si presenta come segue:
pianta di forma ogivale a poli appiattiti, asse principale circa 18 metri, asse trasversale m. 3, parete sud ed est a strati orizzontali, parete ovest e nord a banchi che risultano fortemente inclinati verso l'alto e talvolta verticali con abbondante stillicidio lungo le pareti che sono in certi punti ricoperte da fango viscido di colore ambra chiarissimo. Inizio di formazioni di tipo stalattitico lungo le pareti, mentre dalla parete nord si apre verso l'alto in direzione nord una spaccatura imbutiforme che costituisce il tetto del pozzo. Il fondo del pozzo è costituito da una scarpata di inclinazione 35° formata da materiale detritico caduto dall'esterno e dal tetto. Lungo il piede della parete est si notano, frammisti a materiale detritico e a qualche metro di distanza l'uno dall'altro, i resti di due corpi umani in stato di quasi completa putrefazione. Nel mentre il fondo del pozzo era completamente ?, si è notata una coltura di funghi (10-17) alti 8-10 cm. di famiglia saprofita e precisamente l"Agaricus Myurus" le cui ife avevano evidentemente trovato opportuno ambiente di sviluppo nella materia organica in decomposizione. Nella parete nord si aprono due cunicoli il più alto dei quali, a circa m. 2,50 dal fondo, ha le dimensioni di 0,80 x 0,40 ed immette in una spaccatura che corrisponde al tetto di un terzo pozzo al quale si accede mediante il cunicolo direttamente sottostante. Quest'ultimo ha le dimensioni di 1,20 x 0,40, è inclinato di circa 40° per una larghezza di circa 5 m., ed immette nel III° pozzo il cui fondo è di circa 10 metri più basso del fondo del pozzo II°.

Il terzo pozzo si presenta come segue:
pianta di forma ogivale con l'asse maggiore orientato N-S, della lunghezza di circa 6 m; l'asse minore della lunghezza di circa m. 3. Il tetto del pozzo, del quale si è accennato parlando del cunicolo superiore, non è individuabile in quanto a circa 12 m. Dal fondo visibile un falso tetto costituito da enormi massi detritici incastratisi fra di loro e le pareti. Questi massi danno l'impressione, per la loro disordinata disposizione, di aver raggiunto una forma di equilibrio facilmente passibile di alterazione. In questo pozzo tutte le pareti presentano caratteristiche di stillicidio e le stratificazioni tendono alla verticalità. Il fondo è costituito da materiale detritico di caduta dal tetto. All'estremità inferiore Nord del pozzo si apre un cunicolo di 0,60 x 0,40 circa, lungo m. 1, che si immette in un quarto ed ultimo pozzo che risulta sul fondo interamente ostruito da materiale detritico ed è profondo all'incirca 2,50 m. sotto il pozzo principale. La forma di questo pozzo è allungata, asse principale N-S, lunghezza m. 4; la larghezza del pozzo è di m. 0,80, parete est a strati orizzontali; altre pareti verticali con pronunciate formazioni del tipo stalattitico. La parete W del pozzo è ricoperta da un forte strato (3-4 cm.) di fango di colore ambra molto chiaro, viscido, con caratteristiche caoliniche. Purtroppo la mancanza di esperienza e pertanto di opportuno attrezzamento, non ha permesso il prelevamento di campioni da sottoporre all'analisi dei competenti in opportuno ambiente. Il tetto del IV° pozzo è verticale aghiforme ed è alto circa 6 m.
La visibilità nel III° e IV° pozzo è stata assolutamente negativa.
Concludendo, la profondità complessiva della voragine è di m. 63.50.
Gli elementi operanti all'esterno per le manovre sono: Mario Rigoni, Elio Corà.