Discussione

Resoconto degli interventi

Intervento (Ugo Sauro)

Sembra che gli spunti per il dibattito non manchino. Il problema é quello dl tradurre quelle che possono essere ie nostre riflessioni anche in iniziative concrete: trovare il modo di incidere prima dl tutto giusta,mente, sulla maturazione della gente, anche della gente del posto, come diceva Patrizio. E chiaro 'che questa traduzione la faranno più i locali che hanno partecipato, con l'aiuto eventuale anche degli altri, ma comunque ci vuole questo contatto con le persone e con la popolazione, questa conoscenza. Il problema come incidere a livello politico più ampio, su quello che può essere lo sviluppo futuro dell'Altopiano, lo sviluppo di nuove forme di turismo. Quindi aprirei il dibattito dando la parola a Lamberto Laureli.


 Intervento (Lamberto Laureli)

Io parlo da vero autentico forestiero, perché sono venuto quassù solamente tre volte; questa é la terza e sempre per pochissimo tempo. Dalle parole che ho sentito ultimamente, da certe cose che ho visto in giro, la mia impressione é che volendo affrontare ll problema da un punto di vista dell'utilizzazione turistica, parlando come abitante della pianura, ho l'impressione che qui sull'Altopiano ci siano le stagioni turistiche, l'inverno e l'estate, fortemente concentrate in periodi molto brevi. Di conseguenza si registra, in questi due periodi, una grossa pressione demografica o turistica mentre negli altri due lunghi periodi c'é una presenza molto scarsa. Forse, potrebbe essere interessante studiare la possibilità di diluire ie stagioni turistiche in tempi molto più lunghi, in modo da potere scaricare la pressione demografica; questo potrebbe contribuire a limitare certi danni ambientali. Poi c'e un altro problema: non so se sull'Altopiano esistono già delle riserve particolari. Un'idea potrebbe essere quella di fare un grosso parco esteso a tutto l'Altopiano e quindi porre delle limitazioni molto serie, molto rigide, soprattutto verso chi viene da fuori. In altri paesi, ci sono ad esempio dei parchi in cui esiste la possibilità per i locali di sviluppare le proprie attività e per i turisti di arrivare. In questo tipo dl parco, però, d sono fortissime limitazioni e, naturalmente, il problema é quello di farle rispettare. Questo é un problema più interno, quindi di organizzazione del personale che deve curare tale particolare regolamentazione. Altra cosa importante: io non mi sentirei dl considerare le persone che vengono dalla pianura su questo Altopiano, come una massa di usurpatori che viene qui a consumare, a bivaccare, ecc. mi rendo conto che gli abitanti del luogo possano sentirsi un po' seccati, però chi viene da fuori porta del soldi. Ad un ceno punto non so se gli albergatori, i ristoratori locali sarebbero contenti se il flusso del turisti si riducesse ulteriormente. Il problema, secondo me, é di sensibilizzare molto, proprio chi viene da fuori, attraverso un'opera che andrebbe fatta proprio giù, nei centri di pianura, nelle città, a Vicenza, Padova, Milano, ecc., addirittura cambiando anche quello che é il tipo di messaggio. In genere, il turista viene sull'Altopiano perché vede un depliant che raffigura boschi e prati fioriti e tante altre cose. Mi sembra, però, importante presentare questa situazione in modo tale da invitarli a rispettare l'ambiente, perché altrimenti l'anno prossimo non troveranno più quello che avevano lasciato l'anno precedente. Secondo me é un discorso molto complesso e quindi servirebbe il contributo sia del locale, sia di chi opera in pianura. Mi fermo qui perché le mie impressioni non sono ancora complete e, mature.


 Intervento (Ugo Sauro)

Ci sono tanti problemi di fondo da risolvere: uno di questi riguarda la pianificazione globale di unità morfocarsica. Di fatto, purtroppo, in Italia non siamo maturati a livello politico, anche centrale, nel senso di riuscire ad impostare un discorso di pianificazione globale. Ora, tenendo conto delle caratteristiche peculiari dell'unità morfocarsica come l'Altopiano, che é la più caratteristica e spettacolare nel suo genere nell'ambito delle Prealpi Venete, bisognerebbe impostare un discorso di pianificazione globale. Ciò comporta il problema della salvaguardia di tutte le risorse. Anche in passato c'é stato l'impatto sul suolo con la pastorizia, che in ceni momenti é stato effettivamente eccessivo, però c'era un altro tipo di rapporto uomo-ambiente. Poi c'è stato l'impatto, ovviamente non voluto dagli abitanti, della Prima Guerra Mondiale: adesso il suolo si sta riformando con una rapidità, forse sorprendente, anche nella parte alta dell'Altopiano, proprio perché l'ambiente carsico ha la capacità di rigenerarsi, anche in presenza di fessure allargate dalla soluzione. Ci sono tante trappole per sostanze organiche, sedimenti di suolo, che poi favoriscono lo sviluppo del suolo e della vegetazione; pertanto, l'ambiente carsico ha certe sue peculiarità. Risorsa suolo, risorsa bosco Anche nell'ambito della pianificazione della risorsa bosco sono stati, senza dubbio, compiuti degli errori nel passato, perché sono stati creati grandi boschi monocolturali di abete rosso, che non sono tanto adatti all'ambiente dell'Altopiano. Anche qui c'é da riflettere sulla risorsa bosco. Poi, risorsa in generale: uso del suolo. Purtroppo oggi giorno, con l'urbanizzazione sempre più spinta della conca di Asiago, si rischia effettivamente di creare una città, analoga per certi aspetti a quella della pianura, ma non stabilmente abitata, con molti più problemi, che può creare nel tempo anche un impatto su altre risorse. Questa città, come si diceva, richiama attualmente grosse quantità dl popolazione. In certi momenti particolari, c'é impatto sull'acquifero sottostante, che é un'altra grossa risorsa: crea un impatto che finisce col danneggiare gli altopianesi. Allora il discorso pianificazione globale é difficile da fare, mi rendo conto. Già, c'é il problema del disinquinamento. A livello dl pianificazione bisognerebbe creare tutta una serie di progetti alternativi, che poi vanno valutati attentamente: da quelli per gli impianti dl depurazione sul posto, a quelli appunto dell'allontanamento del rifiuti, a quello del riciclo parziale o totale dei rifiuti. Tutti pongono dei problemi, perché chiaro che prima bisogna fare delle scelte ragionate, poi le scelte potrebbero essere anche diversificate a seconda delle aree. Occorre fare di questi progetti, e farli a livello globale, non a livello di comune, perché spesso il progetto del comune rischia dl non andare avanti. In ogni caso, penso che quel progetto in definitiva risolva il problema solo per una piccola area, mentre ci può essere il comune confinante, che é favorevole e riesce ad ottenere nel piano regolatore dl creare migliaia dl abitazioni e poi queste magari scaricano nel sistema dl deflusso carsico sotterraneo. Quindi, cl sono moltissimi i problemi che credo andrebbero affrontati assieme: prima dl tutto dagli abitanti dell'Altopiano e poi dalla comunità locale, che dovrebbe essere in grado dl sviluppare un discorso politico più unitario ed acquistare un maggior potere contrattuale con gli altri enti territoriali, come la Regione per esempio, o le Province. Non é un problema semplice é chiaro che purtroppo, in passato, tutte le nostre comunità locali e la maggior parte del politici, non erano preparati dal punto dl vista della pianificazione dell'ambiente e questo ha portato a tanti problemi. Però ci vorrebbe il coraggio dl cominciare a spingere per ottenere finanziamenti a livello locale o a livello regionale, a spingere per tutta una serie dl progetti globali, progetti preliminari, ma che affrontino la problematica dal punto dl vista globale. In questo senso, forse anche un osservatorio ecologico, o perlomeno la consulenza di ecologi di diversi settori, potrebbe risultare preziosa perché per pianificare ci vuole anche una banca dati che riguardi tutti gli aspetti, dalla situazione attuale, all'inquinamento e così via. Credo che si possano ancora salvare i nostri ambienti, però bisogna affrettarsi: sta maturando la consapevolezza che questa é un'operazione più che mai necessaria ove occorre cercare di limitare certi interventi dl urbanizzazione sfrenata. Su questo sono d'accordo, perché un comune non può all'improvviso creare 5.000 unità abitative con tutta la ricaduta che questa operazione ha, per quanto riguarda i costi, dal traffico automobilistico ai rifiuti solidi urbani che vanno tutti in quella discarica che é, certamente preferibile alle vecchie discariche carsiche che drenavano direttamente, però col tempo potrebbe diventare anche questa, con l'espansione eccessiva delle aree dl discarica, una bomba ecologica. Quindi c'é un costo, che può essere veramente elevato per i nostri figli, se non si affrontano seriamente i problemi, sin da ora.


 Intervento (Antonio Lobbia)

Il prof. Ugo Sauro, che stimo profondamente, e da molti anni conosco, dice: ci vuole la progettazione globale"; ma sono dieci anni che parliamo di piani territoriali, di coordinamento regionale e dl piano dl sviluppo regionale e P.R.S. Ad esempio, per le seconde case c'é scritto: "In montagna non si fanno più seconde case" e dopo, invece, si hanno i risultati che abbiamo avuto l'altro giorno con Roana. Voglio dire: la progettazione globale é bella, finché rimane a livello accademico, ma dopo, quando scendiamo all'atto pratico, diventa difficile aver grande potere contrattuale con la Regione. Ml sembra che a Milano qualcuno stia andando in galera: ciò, cosa vuol dire? "potere contrattuale"?, qual'é il sistema? Il sistema é quello dei bisogni o quello delle tangenti? Perché, se il sistema é quello delle tangenti, noi siamo morti. Se é, invece, quello del bisogni, può darsi che sopravviviamo. Per rispondere brevemente, dirò: il sistema é molto più rigido rispetto a ciò dl cui stiamo discutendo assieme. L'idea dl un grosso parco, dell'amico Lauretl, é una bella idea alla quale molti di quelli che sono qui da anni stanno pensando. Cl sono varie posizioni: lei ha detto "si possono fare i parchi facendo in modo che la gente dentro cl viva" ed io sono d'accordo con lei, con un'idea dl un parco dove la gente cl sta, cl vive e continua a viverci, come ha sempre vissuto, perché se il parco si fa in quella zona é perché ci sono tutti i requisiti relativi a quel carico antropico e quindi possiamo continuare a viverci. C'é qualcuno, invece, sempre nel pianeta del naturalismo, del quale anch'io marginalmente ritengo di far parte, che rifiuta questa ipotesi, la considera come un "parco luna park". Sono obiezioni che ml sono state mosse in dibattiti, in incontri: il parco o é quel luogo in cui se arriva una tromba d'aria che- distrugge tre ettari di bosco si lascia tutto così com'é; perché é questa la forza della natura, e pertanto l'uomo non cl può stare, oppure non é parco. Allora bisogna che anche all'interno del mondo dl coloro che amano i parchi, si abbiano idee chiare, perché all'interno di questo mondo cl sono varie posizioni, non facilmente conciliabili.


 Intervento (Ugo Sauro)

Il potere contrattuale viene dall'unità. Se una comunità come quella che vive nell'Altopiano é unita nel chiedere, é chiaro che aumenta il potere contrattuale. Adesso, il fatto che ad esempio un comune, in modo autonomo, decida dl costruire 5.000 abitazioni con un costo che poi ricade anche su tutti gli altri comuni, a livello viario, ecc., é chiaro che gli altri comuni dovrebbero essere ripagati delle spese sopportate, Ribadisco: maggiore é l'unità, maggiore é il potere contrattuale. Un secondo aspetto del potere contrattuale é far conoscere e valorizzare il proprio patrimonio, mostrare che io si vuol valorizzare. Per esempio, il discorso del patrimonio acqua, effettivamente é di grandissima rilevanza, anche in prospettiva per un parziale utilizzo di quest'acqua a livello regionale. Infatti, sorgenti che hanno una portata media stimata intorno al 15 metri cubi al secondo, potrebbero risolvere molti del problemi idropotabili dell'area urbanizzata del Veneto; queste acque sono ancora dl qualità, almeno dal punto dl vista chimico-fisico, migliore dl molte altre che vengono pescate nei pozzi di pianura, dove cl sono problemi dl atrazina e così via. Questo bisognerebbe farlo conoscere anche a livello dl opinione pubblica e far presente che i politici, non dico a livello locale, ma a livello provinciale e regionale, non hanno mal considerato questo patrimonio che é prima di tutto degli altopianesi e poi del Veneto Quindi, giocare su questo fatto, come diceva giustamente Patrizio Rigoni, anche sull'educazione e sul colloquio con i turisti, che poi sono perlopiù del Veneto. Quindi, mostrando che si vuole salvaguardare il più possibile questa risorsa, non solo per gli altopianesi, ma anche per loro. Io credo che, per esempio, anche ll discorso funghi é diventato un po' un riflesso del consumismo, che divora tutti, dove tutti vogliono prendere qualcosa ovunque e allora il fungo é diventato uno dei simboli delle cose che si possono prendere in montagna. Una volta andavano a prendere le patate di ciclamino, adesso i funghi, 42g però la maggior parte di questa gente i funghi li conosce molto poco e troppo spesso raccoglie anche quelli che non conosce. Li porta a casa con l'intenzione di mostrarli a qualcuno mentre, il più delle volte, vengono buttati via. Inoltre, i funghi vengono, spesso, raccolti in modo improprio. Esiste, poi, il discorso della proprietà privata, comune o non comune, che andrebbe rispettata. Ora, se il problema fosse affrontato già a monte dicendo: primo, raccolgono funghi solo quelli che superano un ceno esame -di conoscenza; secondo, é giusto pagare alla comunità locale un tesserino e che la raccolta sia regolamentata. Secondo me l'esame per la raccolta funghi sarebbe molto importante perché la gente si renderebbe conto che raccoglier lunghi comporta un ceno rischio. Cioè, se li raccoglie gente che ha superato un esame che non sia solo di sistematica sui funghi, ma anche di educazione ecologica, allora questa gente comincia a capire che il problema é impostato ad un ceno livello e che la natura viene in ceno senso rispettata perché, ad esempio, un domani alcune specie dl funghi potrebbero ridursi a causa del calpestio. Il danno, mi sembra, sia un danno che ricade su tutta la comunità; per questo motivo bisognerebbe riuscire a coinvolgere in questa problematica, oltre agli altopianesi, anche i turisti che vengono qui perché chi ha la seconda casa sull'Altopiano, chi affina la casa, chi viene in albergo, dovrebbe rendersi conto delle problematiche territoriali, locali, naturalistiche, ecc. é un problema dl educazione ecologica che non é certamente semplice, ma che si può affrontare in vari modi e a vari livelli.


 Intervento (Lamberto Laureli)

Volevo precisare, quando prima ho fatto l'accenno alle norme dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura che questa prevede che in un parco ci siano almeno tre zone di protezione. Una zona a carattere integrale, dove c'é un vincolo totale, poi c'é una zona più esterna, dove,appunto ci possono essere insediamenti umani, attività agricole e anche di tipo turistico, ma sempre con precisi vincoli. Tornando qui, sull'Altopiano di Asiago, 28.000 ufficiali raccoglitori dl funghi mi sembra sia una cosa veramente enorme, come diceva giustamente Sauro poco fa. Chiunque pub andare a raccogliere funghi, dappertutto oppure ci sono per esempio delle aree dove questo é consentito? Io direi che forse la cosa più importante sarebbe questa: delimitare delle aree dove la gente può sfogarsi a raccogliere funghi, aree diciamo non molto estese, in cui anche se viene fatto un danno biologico, pazienza, il resto si salva. Quindi, converrebbe fare una sona di zonizzazione all'interno dell'Altopiano e quindi stabilire: ci sono aree in cui ci deve essere una protezione integrale, lì non cl va nessuno, neanche gli speleologi come accennava ieri Paolo Foni al consiglio della S.S.I. Questo non credo sia difficile poiché esiste una comunità montana sull'Altopiano che penso abbia gli strumenti giuridici per potere predisporre questo tipo di zonizzazione. Io credo che a mali estremi cl siano estremi rimedi. Forse varrebbe la pena di fare dei tentativi anche di questo genere: per arrivare sull'Altopiano, in genere ci si arriva con la macchina. Direi dl istituire una sorta di posti di blocco in tutti gli accessi stradali, ma Sauro dice che é vietato dalla legge. Allora bisogna trovare degli strumenti diversi, risalire a monte e, pertanto, é indispensabile arrivare quanto prima all'istituzione dl un parco, perché quando si dice parco, questo prevede delle norme abbastanza precise, anche in fatto di raccolta di funghi ed allora, in questo caso, si possono esercitare dei controlli abbastanza severi.


Intervento (Patrizio Riqoni)

Appoggio quello che ha appena detto Antonio Lobbia. Volevo ricordare una serata al Pedrocchi di Padova: c'ero andato, invitato, per fare delle proiezioni sull'Altopiano quasi all'indomani del primo tesserino a pagamento dei funghi. Ho fatto la prima serie dl diapositive e, al momento dell'intervallo, per "lasar sorar el proiettore ", butto lì io per primo il discorso: cosa pensate di questa decisione della Comunità Montana dei Sette Comuni di esigere un tesserino a pagamento di 30.000 lire all'anno? Persone che fino a pochi secondi prima erano pacifiche, equilibrate, alcuni molto distinti, conti?, marchesi quasi?, li ho visti arrossire. Allora ho detto: prima di spiegarvi perché la Comunità Montana ha fatto questo, i motivi giuridici, legali, economici, lasciate che vi faccia una riflessione che é un po' amara, perché l'ho sentita dentro anch'io. Ma com'é possibile che persone distinte, educate, colte, perdano le staffe per i funghi? Ammetto arrabbiarsi se manca la luce elettrica, l'acqua potabile, il lavoro; su questo capisco l'indignarsi, ma per i funghi? Provate a pensare se non mangiassimo i funghi, cosa succederebbe? Se i funghi non ci fossero, continueremmo a vivere bene come viviamo adesso; Ecco, questo voglio dire Fa paura la massa quando non pensa e qui, sull'Altopiano, abbiamo una massa irrequieta, che non si può controllare perché litiga, baruffa, si dicono le parolacce, cl si perde proprio per queste cose.


 Intervento (Ugo Sauro)

Indubbiamente, i funghi sono un aspetto emblematico, ma ci sono tanti aspetti analoghi, per esempio il già accennato collezionismo dei fossili. Anche lì ci sono i fanatici che sono disposti a romper tutto: addirittura, in Lessinia, usavano le mazze senza neanche sapere e vedere il fossile, rompevano per vedere se c'era dentro. Sembrava poi che fosse passato un caterpillar, in certi posti e ci sono i collezionisti fanatici di insetti anche cavernicoli. Mi raccontavano i biospeleologi, tempo fa, che alcuni mettono le trappole per l'ltalaphaenops perché sul mercato l'animale ha un certo valore. Infatti, é uno del più famosi insetti cavernicoli. Quindi, tante grotte della Lessinia hanno queste trappole e ci saranno anche in Altopiano trappole per altri insetti. Purtroppo é la mentalità sbagliata a cui bisogna cercare dl ovviare proprio con l'educazione. Come la gente arriva in Altopiano, almeno negli alberghi, negli appartamenti, potrebbe trovare un opuscolo in cui in modo molto essenziale ci fossero alcune considerazioni su quello che deve essere il rapporto con ambiente come viene visto il rapporto uomo-ambiente. Mi rendo conto che é difficile, però bisognerebbe cominciare a lavorare in questo senso. Secondo me, é molto utile anche il discorso degli itinerari che Patrizio Rigoni ha presentato nel suo bellissimo libro sugli itinerari naturalistici. Quindi, anche questo é un discorso utilissimo, ma bisogna lavorare su diversi fronti con varie iniziative, essere più capillari possibile, cominciare ad educare, soprattutto puntando sui giovani, sui bambini, in modo che capiscano che predare la natura significa fare un danno che ricade su tutti. Ci sono, pertanto, tanti aspetti che vanno affrontati.


 Intervento (Partecipante pugliese)

Volevo dire di alcune nostre esperienze, anche nel settore dei funghi. Io sono di Bari e in alcuni paesi della provincia di Bari abbiamo attuato delle iniziative in questo senso. C'é da premettere che ai nostri amministratori é già difficile far capire cosa significa conservare la natura in generale; se poi si va a dire: dobbiamo preservare i funghi, quelli ti prendono per pazzo e ti chiudono la porta in faccia. Sulla Mosia crescono dei funghi che si chiamano Cardoncelli e i funghi Fervola, due specie molto quotate sul mercato. Durante l'inverno, quando i cardi vanno in decomposizione, si sviluppano questi funghi e allora arriva un esercito di persone, pari ai vostri 30.000. é chiaramente impossibile proporre un tesserino, perché lì ognuno é libero di andare e saccheggiare. Si pensi, addirittura, che non si riesce neppure a regolamentare la caccia, il saccheggio delle masserie, delle zone archeologiche; in questi ultimi casi le persone rischiano la galera, eppure non si riesce a fermarli. Allora, noi abbiamo fatto dei manifesti dove consigliavamo alla gente di usare, ad esempio, le retine e non le buste di plastica per il trasporto dei funghi. Poi abbiamo precisato che il fungo non va strappato ed abbiamo disegnato dove va tagliato. Noi abbiamo pensato di agire in questo modo, anche perché fermarli non si poteva, una legge non potevamo averla. Non sapevamo cosa fare e quindi come ambientalisti, protezionisti e gruppi speleologici, abbiamo pensato,-per questo singolare problema, di ovviare in questo modo e cercare di far capire alla gente il modo più corretto di raccogliere i funghi. Poi chiaramente, ogni cosa va regolamentata in un certo modo. Per quanto riguarda, infine, il problema della caccia agli insetti posso direi che anche noi abbiamo parecchi collezionisti, gente che sistema le trappole nelle nostre grotte, giù in Puglia. Questo succedeva maggiormente negli anni passati, mentre negli ultimi tempi la cosa é andata un po' scomparendo.


Intervento (Alessandro Landi)

Sono Landi del Gruppo Grotte Schio e vi racconterò un po' il mio pensiero cercando anche di tradurlo in alcune piccole iniziative, spero pratiche, quanto meno attuabili. Ho sentito parlare qui dl progetti di vasta portata, per esempio un piano globale di protezione di questa zona, oppure l'altro, di considerare tutto l'Altopiano come un grosso parco. Io penso che questi progetti siano, oltre che difficili anche lunghi da realizzare perché coinvolgono moltissime persone. Come sempre, poi, ci si scontra contro interessi e aspettative sempre divergenti! il risultato, come sapete, é spesso una situazione di immobilismo. Nel momento in cui gli interessi e le aspettative vanno in direzioni diverse, la somma di queste aspettative si traduce nel centro, quindi nel punto fermo. Secondo me, i progetti più difficili da realizzare sono proprio quelli per definizione, il cui obiettivo é quello di fare cultura. Perché, per fare cultura, si devono coinvolgere moltissime persone e quindi sono progetti difficili. Non ci sono, come abbiamo visto per il problema del funghi. norme, leggi, regolamenti che tengano, perché la cultura non si fa attraverso le norme, attraverso i regolamenti, ma si fa attraverso il coinvolgimento delle persone. Cioè occorre un'attività continua, sparata a lungo nel tempo, di coinvolgimento delle persone, di informazione, un'attenzione continua a certi aspetti. é difficile in questo ambito porsi degli obiettivi, del traguardi, ma bisogna invece delineare una tendenza, quindi é difficile impostare dei grossi progetti globali. Bisognerebbe, per esempio, che noi prendessimo delle iniziative coerenti. Per me, l'unico modo di fare cultura é quello di avanzare a piccoli passi, continui, in una certa direzione. Volevo fare due piccole proposte pratiche: la prima é una proposta per questo congresso. Ho avuto occasione, per motivi di lavoro qualche tempo fa, di partecipare ad un congresso che si occupava di tutt'altre cose. Era un congresso annuale e ogni anno emetteva le cosiddette "resolution" cioè dei documenti che trasmetteva a certe aziende. Quello che propongo io é che anche qui vengano emesse delle "resolution", ad esempio verso le Amministrazioni. Il tono da usare potrebbe essere questo: Attenzione il sistema carsico dell'Altopiano di Asiago, secondo noi, é da considerare nella sua globalità e secondo questo congresso, gli Amministratori devono prestare attenzione al sistema carsico dell'Altopiano di Asiago nella sua globalità. Questa é una piccola cosa, però é una soluzione. La seconda resolution che propongo, é questa: la Federazione Speleologica deve far sì che nei consigli, locali o regionali, dei Gruppi Speleologici locali ci sia sempre all'ordine del giorno un punto sull'ecologia. Ad esempio, da qualche tempo nel nostro gruppo, utilizziamo i sacchetti di scarburo, proprio per lasciare meno tracce possibili del nostro passaggio in grotta. Noi li utilizziamo da pochissimo. So che é una cosa che nel passato non veniva fatta. Non so quale sia il grado di divulgazione in tutti i gruppi, quindi propongo che nelle riunioni periodiche delle Federazioni Speleologiche ci sia sempre, all'ordine del giorno, un punto sull'ecologia che serva anche per divulgare questi aspetti. Comunicazione (Ugo Sauro) Dovremmo chiudere entro 20 minuti perché siamo tutti invitati, verso mezzogiorno, alla commemorazione degli speleologi che sono morti sul campo.


 Intervento (Adriano Pontarollo)

Sono Pontarollo Adriano, del Gruppo Grotte Giara di Valstagna. Appartengo ad un gruppo che lavora sull'Altopiano in collaborazione col gruppo dei Sette Comuni e siamo anche tra gli organizzatori del Congresso. é stato ampiamente trattato il problema dei funghi e io porterei il discorso sulle difficoltà che incontrano gli speleologi a venire sull'Altopiano. Ieri sera abbiamo visto le diapositive di molte grotte, anche di grande profondità, grotte notevoli che testimoniano un grosso lavoro fatto dagli speleologi. Cl vuole tempo e ci vuole anche passione, oltre che impegni finanziari da parte dei gruppi stessi. Per arrivare sull'Altopiano non é difficile, di strade ce ne sono anche troppe; é, invece, problematico venire sull'Altopiano a fare attività speleologica. Ogni anno, infatti, bisogna richiedere tutta una serie di permessi che vengono concessi dalle Amministrazioni Comunali. Dopo molto tempo, però, bisognerebbe avere un po' un occhio di riguardo verso questi ragazzi che, con la scusa della passione, stanno in compagnia e fanno un lavoro che, alla fine, serve anche alla società.


 Intervento (Antonio Lobbia)

In genere, gli ostacoli che incontrano i gruppi sono quelli di allestire i campi: questo é il problema, perché i campi devono essere autorizzati. Visto che condivido in pieno la politica del piccoli passi, se noi avessimo dovuto aspettare il parco non avremmo fatto né l'esperimento della tessera ambiente, né quello di chiudere delle aree, né tanti altri esperimenti che stanno andando avanti. Visto che c'é una legge che vi sorregge come Federazione Speleologica Veneta, perché dal Congresso non parte una "resolution", come diceva Landi, dove si chiede alla Regione Veneto di autorizzare i Sindaci a permettere di posizionare, ad esempio, fino a 5 tende per ogni grotta. In questo modo, a causa del divieti di campeggio esistenti, il Sindaco, che annualmente si trova in una evidente situazione di grande imbarazzo, viene ad essere sollevato da molti problemi. Voglio dire, cambiamo le regole non chiediamo se é un diritto, perché diventa un diritto nel momento in cui uno di noi fa un'attività utile a tutti.


 Intervento (Uqo Sauro)

Sono perfettamente d'accordo con questa proposta, che penso possa risolvere anche altre situazioni, non solo relative all'Altopiano. Quindi, se siete d'accordo, potremmo inserire una risoluzione relativa proprio all'inserimento nella legge speleologica regionale dl un nuovo articolo in cui i Sindaci possono autorizzare i gruppi al campeggio. Tali gruppi devono, però, impegnarsi a rispettare le regole dl non abbandonare rifiuti, ecc. Pertanto, assoluto rispetto dell'ambiente. Non ci sono contrari, quindi la risoluzione viene votata all'unanimità.


 Intervento (Leonardo Busellato)

Sono Leonardo Busellato del Gruppo Grotte Schio C.A.I. Volevo aggiungere solo una piccola cosa a quello che ha detto il mio amico di gruppo Landi riguardo la sensibilizzazione generale. Ricordo che, negli anni '70 si andava sul Pasubio e di fiori ce n'erano molto, molto pochi. Erano quasi sparite le stelle alpine, erano sparite moltissime delle varietà floreali del Pasubio e la stessa cosa succedeva su tutte le altre montagne. Poi é stato fatto, un po' ovunque, un grosso lavoro di cultura e di sensibilizzazione nelle scuole. C'é ancora chi raccoglie mazzi di fiori, anche se una volta si vedevano portare via fasci di stelle alpine, cosa completamente assurda, perché un mazzo di fiori ha una durata estremamente limitata. Adesso si trovano stelle alpine un po' ovunque, si trovano le genziane, ecc. Volevo arrivare a questo: é vero che c'é differenza tra il fiore e il fungo, tra il fiore e il fossile? Abbiamo portato in grotta, in questi anni, più di 15.000 ragazzi e a tutti questi 15.000 ragazzi abbiamo cercato di inculcare il rispetto per la natura, per la flora, per la fauna, per l'ambiente, per i funghi. Molte volte, abbiamo difficoltà anche ad entrare nelle scuole. Se riusciamo a sensibilizzare i bambini ed a spiegare molti dei concetti che noi comprendiamo oggi, probabilmente avremo dei futuri uomini più sensibili. Il Brutto Buso, come il Buso dei Tre Cantoni, il Buso dello Sprunk ecc. sono stati riempiti di rifiuti dalle Amministrazioni Pubbliche. Io ho tentato di proteggere queste cavità. Soluzione brillante! Poi, un po' alla volta, non é stato merito mio naturalmente, ma forse un cambio generazionale, forse tutto l'insieme di cose ha mosso l'ambiente. Quindi io direi fare cultura, fare questi piccoli passi, come diceva l'amico Landi e cercare di portare avanti un movimento da tutte le parti, in modo che la sensibilità arrivi. Vi dico la verità. Raccolgo volentieri funghi e vengo in Altopiano da circa 20 anni. Credo di non aver mai raccolto un fungo, o torse uno mi sarà capitato, lungo il sentiero dove ero in cerca di grotte. Ho piacere che si vedano i fiori, ho piacere che rimangano rispettati gli alberi, che non ci siano porcherie in giro e che ci siano anche i funghi perché hanno la loro funzione ambientale, ecologica. Bisogna lavorare molto sui ragazzi, saranno gli uomini di domani e io ho molta speranza nei giovani. Infine, se riusciamo a sensibilizzare gli Amministratori di oggi, tutto di guadagnato. Grazie.


 Intervento (Ugo Sauro)

Direi che la discussione é stata ampia e questi temi potrebbero essere trattati quasi all'infinito. L'importante é, appunto, cominciare ad agire con iniziative concrete a vari livelli. lo credo che sia giusto, come si diceva, partire anche con la politica dei piccoli passi, però é giusto non considerare utopistici i grandi progetti. Bisognerebbe avere il coraggio, nel contempo, di partire con la politica a piccoli passi ed anche di iniziare a varare nel modo più possibile unitario anche i grandi progetti, dalla limitazione all'urbanizzazione, al disinquinamento, alla creazione di aree protette, perché ci vogliono entrambi i discorsi e uno aiuta l'altro. I piccoli passi aiutano a capire l'importanza di varare grandi progetti. Purtroppo, coloro che poi lavorano non sono moltissimi, mi rendo conto del perché, ma é anche naturale che sia così, Non si può pretendere che ci sia un esercito di persone che lavora su queste tematiche, però bisogna cercare di coinvolgere il più possibile, non solo la Comunità Locale, ma anche la comunità più ampia che ci sta intorno, che in qualche modo é interessata al patrimonio dell'Altopiano. Ringrazio tutti per essere intervenuti a questa tavola rotonda, speriamo che avrà una qualche ricaduta. In particolare, mi piace l'idea di Patrizio. Una prima ricaduta potrà esserci in sede locale, per esempio con il numero speciale di "Asiago ieri oggi e domani" e poi anche nell'ambito di tutti gli speleologi, attraverso gli atti del Congresso. Grazie a tutti.