Considerazioni sull'attività del 1990

Loch '90 - '91 - Speleologia in Altopiano

E' difficile commentare in poche righe tutta l'attività svolta durante un anno di intenso lavoro quale è stato quello appena passato. Un 1990 in cui non ci siamo risparmiati, anzi, galvanizzati dalle esperienze precedenti, abbiamo cercato di dare il meglio di noi stessi, speleologicamente parlando. Avremmo potuto anche essere tentati di commettere, se non il peccato, la leggerezza di stare a godere degli ottimi risultati ottenuti in un passato quanto mai recente, ma questo sarebbe esattamente l'opposto del nostro modo di vedere le cose. Siamo fermamente convinti che ciò non contribuirebbe a rendere fertile il terreno su cui lavorare e poi raccogliere in futuro. Questo può spiegare la caparbietà e la costanza con cui abbiamo portato e porteremo avanti i nostri programmi e i nostri piani di lavoro.

Prendiamo ora in considerazione l'attività svolta nel suo insieme. Ad un esame più approfondito, possiamo individuare due punti ben distinti: uno pratico ed esplorativo, l'altro teorico e didattico.

Nel primo caso, a farla da padrone, sono state ancora una volta le disostruzioni, nostre croci e delizie, diventate quasi una ragione di vita. In questi casi, si sa, si lavora molto ma i risultati non sono immediati; il più delle volte abbisognano di una gestazione che può essere più o meno lunga e laboriosa. Un aspetto abbastanza nuovo ed interessante di questo anno di attività, può essere considerato il fatto che i lavori non sono stati limitati ad un'area circoscritta di territorio o ad una zona ben precisa, ma sono proseguiti contemporaneamente sia nella parte alta dell'Altopiano (leggi M. Verena), sia nella parte centro-meridionale dello stesso. La differenza di altitudine, di morfologia e vari altri fattori ci hanno permesso di mettere a confronto le diverse esperienze e di trame delle interessanti conclusioni. A completamento di questo discorso, bisogna ricordare che nel frattempo sono state visitate e in qualche caso rilevate molte altre interessanti cavità che, per ragioni di spazio, non staremo a descrivere. Già tutto questo potrebbe essere stato per noi altamente gratificante, ma, non ancora paghi, abbiamo trovato il tempo e più ancora la forza per fare qualche impegnativa puntata al solito OBELIX che ci ha permesso di scendere ancora e spaziare verso nuovi interessanti orizzonti (se così si può dire).

Ora, se qualcuno si domandasse perché dietro tutto questo lavoro non ci sia scappato ancora il nuovo abisso, beh, a costui raccomandiamo di avere un po' di pazienza e di attendere il prossimo numero di LOCH: lo legga attentamente perché "l'aria che tira" è buona e forte.

Per quanto concerne il secondo punto, cioè l'attività teorico-didattica, anche qui c'è molto da dire. E' necessario premettere che da parecchio tempo si avvertiva la necessità di rivitalizzare e adeguare alla nuova realtà venutasi a creare, quell'insieme di interessi che a causa dell'entusiasmo per le nuove scoperte era stato alquanto trascurato. Ci siamo accorti infatti che erano stati sottratti tempo e attenzione agli aspetti meno appariscenti, ma non per questo meno importanti della nostra attività, anche se in verità qualcosa si era sempre fatto.

Bisognava insomma riorganizzarci affinché ognuno avesse il suo compito e "tutti" non facessero "tutto". Ci siamo dunque riuniti a consulto e ne è uscita come cura una saggia decisione: era necessario un nuovo consiglio direttivo (ma quando mai ne era esistito uno...?). Da qui, confermato il segretario, designato il nuovo presidente (povero lui...!) e nominati i ...ministri senza portafoglio, ognuno si è preso la propria responsabilità e sono nate iniziative interessanti. Citiamo per primo il corso interno di speleologia che da troppo tempo era latitante. Facendoci carico delle esperienze passate, lo abbiamo messo in atto secondo nuovi criteri: si è lavorato bene e c'è stato grande entusiasmo. Ben vengano dunque, quando è necessario, i corsi e gli speleologi volonterosi!

Molta energia è stata profusa anche nell'intento di portare a conoscenza di un pubblico più vasto l'importanza del lavoro che stiamo portando avanti: hanno valso a questo scopo le due mostre che sono state allestite, i numerosi incontri corredati da proiezioni di diapositive e dibattiti, anche nelle scuole, la dura presa di posizione nei confronti dell'inquinamento delle nostre grotte. Tutto ciò ha ottenuto grande riscontro sia da parte del pubblico, sia da parte della stampa locale che ne ha dato ampio risalto. Come bilancio non può dunque che essere positivo: una iniezione di fiducia in noi stessi se mai ve ne fosse bisogno, ma anche e soprattutto la certezza di essere ormai sulla buona strada.

Sandro Ronzani