Parlando di ghiaccio

Loch '90 - '91 - Speleologia in Altopiano

Da circa vent'anni, da quando cioè ho iniziato a frequentare le grotte dell'altopiano settentrionale, ho sempre visto il ghiaccio presente in molte di esse, aumentare in maniera lenta ma costante. Questo fenomeno, a detta degli esperti, si è potuto riscontrare nelle grotte di tutta Europa nell'arco dell'intero secolo. Ora, dopo quattro o cinque anni di nevicate piuttosto scarse, buco nell'ozono, e chi più ne ha più ne metta, i nevai delle grotte hanno iniziato a regredire in maniera per noi direi inaspettata.

Come si sa, il ghiaccio, oltre certe quote, 15001600 metri, è sempre stato un grosso ostacolo per gli esploratori di grotte, in quanto, ad una certa profondità le può tappare completamente. Talvolta dopo pochi metri, altre volte a profondità ragguardevoli come nel caso dell'Abisso I1I0 del M. Zingarella, ostruito a -176 m. di profondità.

Tenendo conto delle particolari favorevoli condizioni, ci siamo pertanto preoccupati di verificare se qualcuno di questi tappi si fosse aperto. Scegliemmo come zona per questa verifica il Monte Verena, dove tra le tante grotte, decidemmo di controllarne soltanto un paio: lo Snealoch, una cavità nota da sempre che si apre lungo la strada che dal Laghetto di Roana sale verso il Forte Verena e la Spelonca della Neve (51 V VI) anch'essa ubicata lungo la stessa strada, ma molto più a Nord.

Allo Snealoch, il ghiaccio era sì un po' calato, ma non fu possibile individuare alcuna prosecuzione.

L'altra grotta, la Spelonca della Neve, aveva già attirato la nostra attenzione parecchi anni fà. Ci avevano raccontato che nella cavità, durante o nel periodo immediatamente successivo la prima Guerra Mondiale, era stato gettato parecchio materiale bellico e che qualche recuperante aveva visto, imprigionate nel ghiaccio, delle grandi ruote di cannone. A spingerci in quella prima esplorazione, fatta nei primi anni settanta, contribuì non poco il desiderio e la speranza di trovare qualcosa di interessante, magari la famosa Corazzata Austriaca che una nota leggenda popolare vuole sia stata nascosta, smontata pezzo per pezzo, proprio sui nostri monti. Purtroppo, all'epoca non trovammo né residuati bellici né prosecuzioni. Poi, nella scorsa estate, alcuni amici di Roana, ci vennero a riferire che la neve della Spelonca era calata di parecchi metri e che una condotta apertasi nel ghiaccio vivo permetteva di accedere ad una sala posta ad un livello inferiore rispetto a quello conosciuto. E' così, che a fine settembre, dopo aver buttato giù dal letto il nostro amico ed informatore Nico Lana, partiamo verso una nuova avventura.

Di questa e di altre grotte parleremo nelle pagine che seguono, dedicate al Monte Verena.

P. Rigoni