Intervento

Patrizio Rigoni (Naturalista)

Vi leggo brevemente, come ha fatto Antonio, una riflessione che ho preparato qualche tempo fa' e che, come ha concluso nel suo intervento Antonio Lobbia, quello che si sta ora facendo assomiglia al passato. I progressi, in certi campi, sono lenti, molto lenti.

È una serie di proposte e di riflessioni sul rapporto turista - ambiente. l turisti che venivano quassù, oggi, sono notevolmente più attenti all'ambiente e lo sono anche i locali. C'è un miglioramento, un'attenzione maggiore verso l'ambiente, di quanto fosse un ventennio fa'. L'ambiente naturale dell'Altopiano, proprio per la sua prossimità alla pianura Vicentina, è notoriamente esposto all'afflusso di un'imponente massa turistica, che brucia, nell'arco di pochissimi mesi, tutta la sua carica del mobilità e di irrequietezza. Tanto per fare un esempio, soltanto il Tempio Ossario del Laiten attira, in poco più di una stagione, circa 600.000 persone.

Di fronte ad un'utenza così vasta, l'applicazione delle nome tutelative dell'ambiente naturale appare del tutto insufficiente, per la scarsa vigilanza ed il persistere di un comportamento ancora irresponsabile, di una buona parte della popolazione turistica. Comunque, in questi ultimi anni è andata maturando in noi una chiara volontà di difesa, di protezione. Si è rafforzata la coscienza del quanto accaduto e sta avvenendo quassù: la lenta, progressiva perdita d'integrità territoriale e dell'impoverimento naturale.

Si è cominciato ad avviare iniziative tese a ridurre i disastrosi effetti dell'assalto turistico ai boschi ed alle nostre montagne.

Si è cercato, ad esempio, di disciplinare la circolazione automobilistica nelle zone di maggior pregio - naturale. Tuttavia, si è trattato, in genere, di provvedimenti limitati, unilaterali, non decisi cioè concordemente per l'intero territorio, che pur presenta analoghe esigenze di protezione. L'Altopiano è un'entità geografica ben definita in sé, ma la sua estensione, la sua superficie, suddivisa in proprietà comunali, spesso non è compresa nei contini amministrativi dei Comuni di appartenenza. Anche per questo c'è bisogno di un programma tutelativo, omogeneo e comprensivo, dell'intero Altopiano, specialmente per quanto riguarda il transito automobilistico. l limiti entro i quali il nostro turista può muoversi, devono essere gli stessi ovunque e non si può pretendere, intatti, che egli conosca dove corrono i confini dei vari comuni. Si è visto, inoltre, come la volontà di difesa dell'ambiente, finora espressa raramente, abbia raggiunto lo scopo prefisso.

Si assiste, intatti, tuttora alla raccolta sregolata di funghi e di fiori, all'accumulo di rifiuti nei boschi e nei pascoli, all'accensione di fuochi, al disturbo nel periodo della nidificazione. Un fenomeno sociale che è attualmente preoccupante, se non addirittura allarmante per l'ambiente naturale altopianese è la fungomania: un problema grosso, perché 28.000 sono stati i cercatori autorizzati nel 1991, cui si possono aggiungere perlomeno altrettanti di abusivi. È già una cifra eloquente destinata molto probabilmente ad aumentare. La raccolta parossistica dei funghi, che ne ha fatto enormemente lievitare il valore economico, diventata quindi un problema di non facile soluzione. Grave per il calpestio capillare del bosco e, soprattutto, per il disturbo alla fauna nei momento della cova e degli amori.

Se già la normativa in vigore, patentino di raccolta e così via, aveva a suo tempo provocato reazioni di dissenso e di protesta tra gli ospiti dell'Altopiano, ogni ulteriore provvedimento disciplinare o restrizione nei tempi e nei modi, sarà motivo di incomprensione e di inasprimento nei rapporti con il turista locale, perché non sono ben chiariti i motivi di fondo della normativa. Motivi d'ordine ecologico, economico e giuridico. Pochissimi turisti, infatti, sono edotti sulla particolare situazione socio - politica dell'Altopiano, che non è proprietà del demanio, ma una proprietà privata indivisa.

Ho notato, negli incontri con i turisti della pianura, questo astio verso l'Altopiano ritenuto responsabile di un atteggiamento ostile, pesante, nei riguardi dei turisti. Ma ho anche capito una cosa: non capiscono, perché lo si fa. In gran pane, la gente non sa che l'Altopiano non è terra di tutti, non sa che, ad un ceno momento, anche dalla nostra stessa mentalità viene fuori una reazione difensiva, per quanto istintiva o per quanto non ben organizzata. Viene fuori questa difesa ad oltranza! Non vogliamo che questo succeda spesso ed invece sono anni che si ripete il fenomeno dell'assalto ai boschi da parte dei fungaioli. La normativa, quindi, non basta ad educare il turista: non è sufficiente a renderlo più attento e rispettoso dell'ambiente naturale che lo accoglie e del quale ha bisogno.

Questa è una proposta che ho fatto io a suo tempo, ma che vorrei fare ancora, se possiamo fare un po' di più rispetto al passato. Occorre, per prima cosa, che al turista sia manifesta e chiarita la ragione di certi limiti, cosa mal fatta, almeno per quanto ne so. Attraverso i giornali non è mal stato fatto un lavoro di persuasione, di convinzione e di cultura verso i turisti. Occorre che il turista conosca il perché delle nome che richiedono un tipo di comportamento anziché un altro. Se per anni tutto gli è stato concesso, se finora la sua libertà di azione, di movimento è stata pressoché esente da vere e proprie limitazioni, a maggior ragione gli è necessaria la conoscenza dei divieti e degli obblighi. Una informazione capillare, dunque; in ogni pubblico ambiente, negli alberghi, nei ristoranti, nei bar, nei negozi, sia esposto, precisandone i motivi ispiratori, il programma tutelativo. Una informazione metodica ed anche tempestiva, fatta prima dell'afflusso turistico.

Soltanto dopo aver attuato tale programma informativo, e questo lo farei per rispetto verso l'ospite che viene su, soltanto quando si è divulgata il più possibile la comune volontà di protezione del nostro patrimonio naturale, soltanto a questo punto, Infatti, esso produce un'influenza positiva ed efficace perché sostiene e garantisce la serietà, la giustezza, l'opportunità dei provvedimenti disciplinari che, se da un lato limitano la libertà, dall'altro intendono garantire nei futuro una ricchezza insostituibile sempre più richiesta. Non occorre fatica a capire che, seguitando ad usare l'ambiente naturale come si è fatto finora, significa dilapidare irrimediabilmente la fonte di ogni nostra risorsa. La vigilanza si è fin qui dimostrata ovviamente inadeguata di fronte all'enorme massa turistica, dei visitatori di transito specialmente, di coloro cioè che sostano sull'Altopiano alcune ore soltanto.

Gli agenti di vigilanza, il Corpo Forestale dello Stato, i guardiacaccia, le guardie boschive, sono in numero veramente irrisorio, non solo dinanzi alla quantità dei turisti, ma soprattutto in rapporto alla vastità del territorio da controllare. Il problema sembra riassumersi in un duplice interrogativo: come impiegare gli Altopianesi più sensibili? e nel contempo, come coinvolgere gli stessi turisti nella protezione dell'ambiente? Mi riferisco agli ospiti abituali ovviamente, primi coloro che hanno quassu la loro seconda residenza e che sono direttamente interessati alla conservazione di un patrimonio naturale, da cui periodicamente attingono rimedio al logorio della vita urbana.

Del resto, una pur modesta porzione del territorio è anche proprietà loro. Fra questi ve ne sono molti che amano appassionatamente e fedelmente l'Altopiano, ne ammirano forse più di noi locali i pregi paesaggistici e naturalistici. Alcuni poi, sono cultori di varie discipline ecologiche e la loro collaborazione costituirebbe un validissimo aiuto alla realizzazione sia di una mostra permanente della storia naturale altopianese, sia di un eventuale osservatorio ecologico così indispensabile per garantire fondamento scientifico ad un uso più attento e sapiente del capitale in oggetto.

È evidente come occorra una sorta di mobilitazione, con lo scopo del trarre il maggior vantaggio possibile da chiunque senta di dovere e poter contribuire alla salvaguardia ambientale. Non si tratta di organizzare un nuovo corpo di vigili o di guardie, bensì un servizio volontario di promozione, di persuasione, di sensibilizzazione. Non si tratta neppure di vincolare gli aderenti a giornate di uscita, ad orari prefissati o percorsi obbligati; molto più semplicemen1e il loro impiego si dovrebbe risolvere in una presenza spontanea nelle varie occasioni di movimento turistico, al fine principale di prevenire e di dissuadere l'abuso dell'ambiente È importante una loro costante partecipazione a tutte le Iniziative turistiche che prevedono un contatto più o meno diretto con l'ambiente naturale: quelle di tipo ricreativo o sportivo o culturale; le marce ad esempio, le feste tradizionali, vedi la festa del Pruno, le gare automobilistiche e motociclistiche, i raduni di tipo storico rievocativo, vedi il pellegrinaggio dell'Ortigara. La stagione di più intenso afflusso rientra nell'arco di una sessantina di giorni circa, compresi tra giugno ed agosto. In questo periodo la maggior parte dei residenti è impegnata nei servizi propriamente turistica.

Vi è, tuttavia, una discreta frangia che, liberata dagli impegni professionali, studenti ed insegnanti ad esempio, potrebbe essere disponibile ad un'opera preventiva ed educativa per un comportamento generale più civile. Ai volontari locali si possono aggiungere, tra gli ospiti, oltre ai cultori delle discipline naturalistiche, i soci delle varie sezioni del C.A.I., gli iscritti ai numerosi gruppi micologici, alla pronatura, il WWF, ad Italia Nostra, ecc. Anche i cacciatori altopianesi sono direttamente coinvolti in un fattivo impegno di tutela, perché la fauna che intendono salvaguardare non vive se manca certa vegetazione, oppure se il disturbo oltrepassa determinati limiti; varca cioè la soglia biologica di adattamento, diversa da specie a specie. Né si può trascurare l'importanza dello spazio vitale, davvero irrinunciabile per alcuni animali bisognosi di libertà e di ampie estensioni territoriali. Com'è possibile permettere il dilagare di visitatoti vocianti od irrequieti o di fungaioli arraffatori, in un bosco di riserva o di ripopolamento nei delicatissimo momento della nidificazione e dell'allevamento delle covate? Com'è possibile che le stazioni della nostra flora più pregiata e più rara siano completamente abbandonate all'assalto dei turisti proprio durante la fioritura? S, e si riesce ad ottenere un'attiva partecipazione di volontari, molte occasioni del rapporto turista - ambiente possono mutarsi da un incontro distruttivo ad uno qualitativamente più colto e discreto.

Con l'ausilio di una carta botanica dell'Altopiano, già in via di completamento, molte zone particolarmente ricche ed interessanti per flora e vegetazione, possono venire attentamente vigilate; così pure, attraverso i dati dell'osservatorio ecologico, le stazioni di animali in forte diminuzione, vedi il codirossone, il picchio muraiolo, il rigogolo, lo strillozzo, ecc. o addirittura in via di scomparsa, possono essere assiduamente controllati. Si potrà, quindi evitare ogni possibile danno ed introdurre degli accorgimenti per agevolare la ripresa e la sopravvivenza. Devo dire anche un'altra cosa: mi rivolgo ad Antonio, che ha un incarico amministrativo della città di Asiago, perché, senza fargli un complimento, non credo che ci siano mai stati tra i nostri amministratori persone così preparate sul piano dell'ambiente.

Questo grosso convegno per me, al di là del significato profondo e scientifico che ha e che potrà avene nei futuro, interessa che abbia dei risvolti, dei riflessi pratici nella nostra gente, che non è stata molto presente. Quindi, fare in modo di arrivarci, di toccarla con qualche dato sul carsismo In modo che veramente serva, altrimenti i convegni se non vanno a toccare la pratica della gente non servono. a niente, o servono a molto poco, se non aiutano a chi è del mestiere.

Quindi, vorrei vedere come farà, perché io faccio pane della redazione di "Asiago ieri oggi e domani" e potrei eventualmente curane questo aspetto divulgativo di alcuni dati, ma deve arrivare proprio alla mente della nostra gente o della gente di altri posti, dove i problemi sono più o meno gli stessi, perché credo che sia qua da noi, sia sul Grappa, sia a Tonezza, già sulla Lessinia, ecc. i problemi più o meno sono gli stessi, almeno i problemi della montagna.