Aliti di vento

Loch '87 - Bollettino Interno

Già dal primo momento, da quando cioè stavamo ancora lavorando per forzare l'ingresso degli "Abri", decidemmo che quella sarebbe stata la nostra grande grotta. Vi erano un paio di motivi che ci facevano ben sperare: di buon auspicio vi era il nome della contrada in cui si apriva l'ingresso, Abri-Sassi, molto simile a Frasassi il che è tutto dire. Vi era poi una leggera corrente d'aria che a mano a mano che si disostruiva andava aumentando.

Eravamo ancora a meno di due metri di profondità nel primo strettissimo pozzetto e già facevamo progetti in grande. Non avevamo dubbi, sotto di noi avremmo certamente scoperto qualcosa di maestoso e ben presto in quella sperduta contrada del Comune di Lusiana sarebbe sorto il nostro "centro di speleologia" non meno importante, per noi, di quello di Costacciaro. E, sempre sulla fiducia, battezzammo la nostra futura grotta (futura perché ancora non la conoscevamo) col nome altisonante di Complesso Abri-Sassi.

Ora, ad un anno di distanza, possiamo dire che in qualche caso fantasticare porta bene; non abbiamo trovato gli ambienti grandiosi che sognavamo, o almeno non ancora. Abbiamo trovato invece una grotta per lo più stretta ed impegnativa che abbiamo però esplorato per un paio di chilometri e oltre di sviluppo e per circa 400 metri di dislivello. C'è anche qualche ambiente grande (ramo alto a circa -150 metri e la zona del P 70) ma quel che più conta è che la grotta presenta al momento potenzialità esplorative notevolissime in più direzioni che si moltiplicano ad ogni nuova punta. Non abbiamo ancora scoperto il complesso, ma può essere soltanto questione di tempo, piogge permettendo.

Ma il 1987 non è stato per noi solo l'anno degli Abri-Sassi. Caricati dalla nuova grotta, sull'onda dell'entusiasmo di nuove scoperte, pensammo che se ci era andata bene una volta era forse il caso di tentare ancora. Così, anche per diversificare l'attività e per concederci delle pause di recupero in seguito alle estenuanti punte agli Abri, pensammo bene di concentrare le ricerche in quelle cavità in cui maggiore era la circolazione d'aria.

Venimmo a sapere, verso la fine di agosto, dell'esistenza di un buchetto soffiante ubicato nella zona ad ovest della Val Ceccona. Questo buchetto parzialmente ostruito da alcuni massi viene individuato da Sergio che notoriamente per l'aria possiede un gran fiuto. Guarda caso si trovava ad una quota di 960 m. s.l.m. in direzione nord dell'ingresso degli Abri e più o meno sulla stessa frattura; tra le due cavità vi erano perciò circa 200 metri di dislivello e circa un chilometro in linea d'aria. Incominciammo così ai primi di settembre a disostruire l'ingresso di questa nuova grotta chiamata poi Obelix. Scendemmo un pozzetto di pochi metri e trovammo subito un passaggio strettissimo, comunque superabile. Subito dopo trovammo un secondo pozzetto, anche questo di pochi metri, molto concrezionato. Sul fondo vi giungeva da Nord, cioè da monte, attraverso un giunto di strato, un lieve rigoletto d'acqua che si infilava in un meandrino a Sud quasi completamente chiuso da concrezioni; bel pozzetto ma di aria neanche un poca.

Risalimmo e da una fessuretta obliqua posta sul lato Ovest del pozzetto riecco l'aria. Ci infilammo per 5-6 metri in questa condottina orizzontale, scavata sotto pressione, fino a che piegava nettamente a destra diventando strettissima. In quel punto l'aria era violentissima e trasportava alle nostre orecchie un rumore indistinguibile, forse di una cascata.

Incominciò così una nuova serie di disostruzioni durate un paio di mesi che ci portarono a scavare una galleria di 4-5 metri oltre la quale sapevamo esserci un pozzo.

Successive esplorazioni ci hanno permesso di esplorare 1'Obelix fino ad un centinaio di metri di profondità dove le disostruzioni continuano in due direzioni e dove, quel che più conta, la corrente d'aria non manca. E la grotta punta decisamente a Sud in direzione cioè degli Abri-Sassi. Oltre quattro cavità soffianti sono state oggetto del nostro interesse nell'autunno-inverno 1987-1988 ma purtroppo data la notevole mole di lavoro necessaria per disostruire tali grotte non abbiamo finora ottenuto i risultati sperati: anche qui però, sarà probabilmente solo questione di tempo perché, come dice il saggio, fin che c'è aria c'è speranza.