Il monitoraggio: In equilibrio sopra l'acqua

Quando parliamo di acqua, ed in particolare di un’acqua di sorgente, pensiamo a qualcosa di fresco, puro e limpido. Una sorgente d’acqua invece, nella realtà, è qualcosa di più complesso. Infatti l’acqua sorgiva è la somma di tutto quello che le piogge, cadute in montagna, hanno disciolto, raccolto e trasportato tra le rocce, fino al loro ritornare alla luce. A questo aspetto naturale dobbiamo aggiungere l’apporto di sostanze dovute alla presenza dell’uomo che, inserendosi sul territorio con le proprie attività, modifica notevolmente la qualità dell’aria e del suolo e, quindi, delle acque che attraversano questi elementi.

Premesso, quindi, che un’acqua in natura non può essere un elemento puro, quali sono le sostanze che vi troviamo?

Innanzi tutto, quando controlliamo un liquido, la cosa che ci salta subito all’occhio è il colore, la trasparenza. Nessuno di noi berrebbe dell’acqua sporca o colorata. Questo, per una sorgente, può capitare, per esempio dopo forti piogge che dilavano i terreni normalmente non interessati da circolazioni idriche, creando fanghi e trasportando detriti.

Altro elemento di allarme immediato è l’odore. Anche in questo caso, trovando un’acqua che puzza di marcio o emana odori aromatici non avremo bisogno di altri elementi per classificarla come “cattiva”.

Più subdoli sono invece gli elementi che troviamo in soluzione trasparente. L’acqua, infatti, ha delle caratteristiche solventi notevoli. Le caratteristiche chimico-fisiche della sua molecola sono particolari, infatti, pur essendo elettricamente neutra (dipolo elettrico), possiede una frazione di cariche elettriche di segno opposto concentrate alle estremità. Questo permette alle molecole di “aderire” tra loro grazie a forze dette legami a idrogeno. I legami a idrogeno caratterizzano per esempio il punto di fusione ed ebollizione dell’acqua, caratteristiche che tutti noi conosciamo e che ci permettono, alle normali temperature atmosferiche , di avere l’acqua sotto forma di liquido.

La natura dipolare ci spiega anche l’elevato potere solvente nei confronti di sali, acidi, basi e tutte le sostanze solide dissociabili in ioni.

A questo punto dobbiamo intervenire con delle analisi chimico-fisiche per poter stabilire le condizioni di un’acqua, e, eventualmente, destinarne l’uso. Infatti non tutte le acque devono per forza essere potabili, e quelle potabili, possono essere molto diverse tra loro, come per esempio le acque minerali naturali, che non sono altro che acque potabili con presenze di minerali o sali disciolti che ne caratterizzano l’impiego.

Anche le analisi possono essere diversificate in base allo scopo della ricerca. Nei nostri controlli, per esempio non contempliamo la durezza, elemento invece fondamentale per l’uso industriale.

La durezza di un’acqua mi indica la quantità di sali di calcio e magnesio in soluzione, più semplicemente il residuo calcareo che tutti noi conosciamo come deposito nelle pentole o sulle resistenze delle lavatrici. Questo elemento è accettato nelle acque potabili ma potrebbe essere una controindicazione per chi soffre di calcoli renali. L’eventuale trattamento per togliere il “calcare” dall’acqua si chiama addolcimento.

Parametri facilmente rilevabili con strumenti sono la temperatura, il pH, la conducibilità e l’ossigeno disciolto. La prima si ottiene con un termometro e, se presa costantemente nel tempo (come peraltro tutti i parametri analizzati), può darci l’indicazione sul periodo di permanenza delle acque nel sottosuolo oppure con, picchi repentini, potrebbe indicare l’immissione nella falda di acqua utilizzata dall’uomo.

Il pH ci indica l’alcalinità o la acidità di un liquido. Con un pHmetro viene rilevato un valore da 1 (acido) a 14 (alcalino), il valore di 7 indica il pH neutro. Il dato di un’acqua è, normalmente, intorno al neutro o leggermente alcalino, con variazioni limitate, ma può avere anche valori più “alterati”, come nelle acque gassate che sono acide.

La conducibilità ci indica invece quanti ( ma non quali) elettroliti ci sono in un liquido, ovvero quanti sali, acidi o basi sono in soluzione.

L’ossigeno disciolto in un’acqua mi indica immediatamente se è “viva”. Infatti se l’ossigeno fosse troppo poco potremmo trovarci di fronte ad un’acqua con sostanze in putrefazione, cioè con fermentazioni anaerobiche in atto e, quindi, sviluppo di gas, come l’ammoniaca. Al contrario se abbiamo forte presenza di ossigeno, probabilmente, la nostro acqua ha attraversato percorsi con forte turbolenza. In queste condizioni può innescarsi il fenomeno dell’autodepurazione biologica, dove avviene la decomposizione delle sostanze organiche presenti grazie a batteri aerobici.

Nitrati, fosfati o ammoniaca si possono rilevare con Kit di uso facilitato (come nel nostro caso), o per titolazione in laboratorio. Premettiamo che questi elementi si trovano normalmente in natura, e, alcuni derivati dell’azoto e del fosforo risultano indispensabili al nostro organismo ma in altri casi possono essere letali, come i nitrati che possono reagire direttamente con l’emoglobina del sangue impedendo l’apporto di ossigeno al nostro organismo. I nitrati, tra l’altro, si possono trovare sul terreno, come sali derivati dall’acido nitrico o nitroso. Infatti, l’ossido ed il biossido di azoto, prodotti di scarto dei motori a combustione, una volta nell’atmosfera, formano, con l’acqua piovana questi acidi, che precipitano come piogge acide. Per l’ammoniaca abbiamo già accennato a elementi in putrefazione ma si trova normalmente nelle urine animali, insieme ed urea e acido urico (altri composti dell’azoto). Anche altri prodotti dell’azoto; come i nitrati, o del fosforo, come i fosfati, sono presenti in natura, in particolare nelle decomposizioni vegetali ed animali oppure, apportati dall’uomo, come fertilizzanti in agricoltura o additivi ai detersivi. Sono questi i prodotti che causano il fenomeno dell’eutrofizzazione delle acque. Questi prodotti sono, in effetti, forti nutrienti per il mondo vegetale, portano all’abnorme prolificazione delle alghe che, imputridendo. riducono l’ossigeno e, quindi, la vita animale. I fosfati sono presenti anche nelle rocce di origine organica, visto che le ossa hanno un’alta percentuale di fosfato di calcio (C3), ma, quelli che più ci preoccupano, sono quelli facilmente solubili, come il fosfato trisodico o l’esametafosfato, usati normalmente nell’industria.

Come vediamo i parametri rilevabili da un’acqua sono molti e complicati da rilevare, non tanto per i metodi di analisi, ma per i tempi di controllo. Infatti per avere un’idea sul reale stato di una sorgente questi controlli devono essere costanti e protratti per periodi molto lunghi. Solo questo tipo di monitoraggio ci permette di affermate con realismo le condizioni di salute di un’acqua.

Pensiamo solo alle variazioni di portata dovute a piogge, temporali o disgelo delle nevi; o all’incremento antropico per brevi periodi , come per noi che viviamo in un territorio a vocazione turistica.

Il lavoro di ricerca in questo campo prevede mezzi, tempi lunghi, valutazioni meditate e tanta passione ma, considerando il valore della nostra acqua, crediamo che ne valga la pena.

In equilibrio sull'acqua

Monitoraggio sorgente Covola
Gallio (VI) 21 giugno - 21 settembre 2002

Il 1° monitoraggio

Una volta conosciuta la storia della Valle della Covola, come non pensare di conoscere anche l’acqua della sua sorgente, che è una delle più importanti sorgenti perenni dell’Altopiano?

Già nell’inverno 1999-2000, il Gruppo si era prefisso l’obiettivo di monitorare, durante il periodo turistico natalizio, l’impatto antropico sull’acquifero che interessa la sorgente. Con la consulenza scientifica (interpretazione dei dati e coordinamento delle misure) del geologo Gianluigi Boccalon e del chimico Gloria Casati, entrambi del Gruppo Grotte Treviso, alcuni dei nostri soci (Giliano Carli, Ilaria Carli e Sandra Cherubin) hanno effettuato campionamenti e analisi giornaliere dal 21 dicembre 1999 al 15 gennaio 2000.

Dai dati ricavati, seppur con tutti i limiti dovuti al tipo di analisi effettuata ed agli strumenti di indagine, è risultato che durante le vacanze di Natale, in concomitanza con l’alta presenza turistica a Gallio, si è verificato un aumento delle sostanze inquinanti disciolte nelle acque.

In particolare, si è notato che i valori di temperatura d di pH mantenevano una sorta di uniformità, mentre i fosfati ed in modo più evidente l’ammoniaca, mostravano un aumento della concentrazione proprio in prossimità dei giorni a cavallo del Capodanno, in cui si sono registrate le maggiori presenze.

Per quanto riguarda l'andamento dei nitrati in rapporto a quello dell’ammoniaca, si potrebbe intravvedere una sorta di progressivo aumento dei valori, ma dato il periodo così breve ed il livello di variabilità della misura, risulta difficile una interpretazione.

Il primo monitoraggio

Il 2° monitoraggio

Dai risultati del primo lavoro invernale, è nata l’idea di effettuare un monitoraggio più completo dal punto di vista tecnico e scientifico.

Abbiamo approntato una nuova scheda di uscita, chiamata “Il Ficcanaso”, da compilare con i dati relativi ai 7 parametri ritenuti significativi e integrata da un Diario d’uscita nel quale annotare le condizioni dell’acqua (schiume, odori, macchie d’olio, ecc.), le condizioni metereologiche e la variazione indicativa della portata.

Nella primavera 2002 è così pronto il progetto “In equilibrio sopra l’acqua”. Nuovamente con la consulenza degli amici speleo Gianluigi Boccalon e Gloria Casati, è stato impostato il monitoraggio da effettuare durante tutta la stagione estiva, tre mesi dal 21 giugno al 21 settembre.

L’Amministrazione Comunale di Gallio ci ha concesso una stanza del vecchio acquedotto militare che abbiamo attrezzato e inaugurato con un “Vermouth d’onore”. Il giorno seguente sono iniziate le analisi, dopo la procedura necessaria per tarare e attivare gli strumenti elettronici e dare le ultime indicazioni agli operatori diretti dai soci Giliano Carli, Fabio Fronsaglia, Fabio Frigo, Andrea Lando e Ilaria Carli.

Giorno dopo giorno, organizzati attraverso un sistema di comunicazione chiamato “Catena telefonica”, coordinato da Osvaldo Armellini con lo scopo di verificare la disponibilità delle squadre ed eventualmente allertare i soci reperibili, abbiamo raccolto i dati sempre verso le ore 18.00. Si è lavorato sodo e costantemente, svolgendo un lavoro soddisfacente per quanto riguarda la qualità dei dati raccolti.

Al Raduno Internazionale di Speleologia “MONTELLO 2002” che si è svolto a Nervesa della Battaglia (TV) ai primi di Novembre, abbiamo presentato i nostri dati, che hanno suscitato interesse tra i partecipanti.

Il secondo monitoraggio