Colore dentro il torrente per

Colore dentro il torrente per "inseguire" l'acqua

Giovedì, 28 maggio 2009 - Il Gazzettino

L'esperimento. L'iniziativa lungo il Ghelpack ha addirittura creato colonne di auto di curiosi. Nuovo studio degli esperti del Proteo e degli enti pubblici per scoprire dove sbuca la risorsa idrica dell'Altopiano.

Si è quasi rischiato l'intasamento sulla strada che affianca il torrente Ghelpack, circa un km a valle del depuratore di Asiago. Tanto interesse da parte di curiosi ed automobilisti di passaggio era giustificato dalla presenza di strani personaggi in tuta bianca e con la mascherina sul viso che, di sera, facevano operazioni incomprensibili nel greto del torrente. Sorpresa e preoccupazione quando l'acqua del Ghelpack ha assunto una colorazione dapprima blu notte quindi di un azzurro opaco che è perdurato per una giornata tra lo sbigottimento degli abitanti della zona. Nulla di preoccupante perché in meno di 24 ore la situazione è tornata normale.

La colorazione delle acque del Ghelpack è stato l'aspetto centrale e più delicato dell'articolato progetto di studio e ricerca sulle acque carsiche che vede impegnati l'assessorato alle Risorse idriche della Provincia e il club speleologico Proteo in simbiosi con Arpav-Servizio acque interne dell'area tecnico-scientifica, Gruppo grotte 7 Comuni di Asiago, Gruppo grotte Giara Modon di Valstagna, Etra, Ulss di Bassano del Grappa ed il patrocinio della Fsv. Gli speleologi asiaghesi (oltre 2.200 grotte note nell'altopiano) coordinati da Corrado Corradin avevano individuato alcuni inghiottitoi lungo il corso del torrente Ghelpach tra Asiago e Gallio. E avevano pure preso atto che nei periodi di piena, in un tratto di circa 100 metri, le acque del torrente sono totalmente fagocitate dal sottosuolo.

Questa la ragione che ha portato i ricercatori a disperdere 20 chili di tracciante artificiale proprio in questo punto dell'altopiano.

Il tracciante immesso, il nuovo Tinopal Cbs-X, uno sbiancante ottico assolutamente innocuo per la salute, approvato dalla Regione Veneto e già testato in Lessinia, permette di comprendere le modalità di circolazione delle acque profonde. Come in un gioco di guardie e ladri le acque contaminate dal tracciante seguono percorsi diversificati nel tavolato calcareo ma alla loro uscita in pianura troveranno ad attenderle i captori, semplici garze sterili che registreranno come una cartina di tornasole il transito delle acque meteoriche dell'Altopiano.

È noto come la maggior parte delle acque dell'Altopiano di Asiago confluisca nella super sorgente di Oliero e un esperimento di tracciamento condotto nel 1985 con la flourescina ha confermato tali ipotesi ma non è mai stato appurato, sino ad oggi, se le acque vadano ad alimentare le sorgenti ubicate nella valle del Brenta e in val d'Astico. Sulla base delle stime la grotta/sorgente di Oliero, la più copiosa sorgente del Veneto (circa 8 milioni di metri cubi giornalieri), da sola drena circa l'80% delle acque dell'Altopiano ma gli studi sulle portate sono stati fatti negli anni '60 e degli anni '80 quelli relativi alla circolazione nel sottosuolo. Adesso i ricercatori restano in attesa. Il tracciante sarà rilevabile sicuramente nell'Oliero ma, queste le attese dei ricercatori, anche in numerose altre sorgenti in pianura. Sulla scorta dei dati raccolti dai captori sarà poi possibile comprendere il percorso delle acque carsiche ed in che misura portino il loro contributo alle sorgenti della Valsugana e Valdastico soprattutto per un obiettivo, quello di prevenire od intervenire in caso di fenomeni d'inquinamento.

Non va infatti dimenticato che dall'Oliero alla volta dell'altipiano di Asiago nei mesi estivi vengono aspirati mediamente 120 litri al secondo. I ricercatori, una volta ritirati i captori nelle sorgenti in pianura, passeranno i campioni al laboratorio per la lettura, certi sin d'ora che le sorprese non mancheranno. (a firma di Giancarlo Marchetto)