Grotta Abri Sassi a Lusiana. Venti ore nelle viscere della terra.

Grotta Abri Sassi a Lusiana. Venti ore nelle viscere della terra.

Sabato, 12 aprile 2003 - L'Altopiano

Nuove e importanti esplorazioni del Gruppo Speleologico Sette Comuni

Domenica 31 marzo una squadra di speleologi del Gruppo Speleologico Settecomuni è scesa nella grotta denominata Abri Sassi che si apre nella contrada omonima nel territorio del comune di Lusiana, ai confini con il comune di Conco. Questa grotta fu scoperta dagli speleo altopianesi nell'ormai lontano 1987. Alcune voci dicevano che ai margini delle abitazioni della contrada Abri Sassi, da una stretta fessura del terreno, usciva un costante filo di aria calda che, miracolo della natura, faceva fiorire anche in inverno una vicina pianta di corniolo. Storie del genere si sentono di tanto in tanto, ma quasi nessuna di queste è mai risultata molto veritiera. Nel nostro caso però le notizie si rivelarono piuttosto precise. La famosa fessura che negli anni si era coperta di detriti e foglie, grazie alle segnalazioni degli abitanti della contrada, venne individuata e una campagna di scavo durata molte domeniche permise agli speleologi altopianesi di entrare in quella che sarebbe diventata una delle grotte più belle e interessanti del vicentino. Fu disceso un primo pozzetto di pochi metri al quale seguirono cunicoli e gallerie che diedero accesso ai pozzi e meandri. In pochi mesi gli speleologi, pur tra mille difficoltà, arrivarono a una profondità di 360 metri, dopo aver esplorato quasi due chilometri di grotta.

Negli anni successivi, impegnative spedizioni furono organizzate per rendere la grotta meno pericolosa, allargando i troppi passaggi stretti che lasciavano passare solo i più esili. Proseguirono le esplorazioni di alcuni rami secondari della cavità, soprattutto al ramo dei 400, dove vari tentativi di scavo non dettero i risultati sperati. Le scoperte poi di altre e profonde grotte fatte dal GSS in quegli anni fecero sì che le esplorazioni verso il fondo di questa grotta rallentassero. Il fondo conosciuto era costituito da una fessura oltre la quale c'era un pozzo. L'allargamento di questa ennesima strettoia è stato possibile nell'esplorazione del 31 marzo scorso. Oltre la stessa gli speleo sono scesi in un pozzo profondo una trentina di metri; qui una grossa cascata, proveniente sicuramente da una parte della grotta ancora sconosciuta, batte rumorosamente il fondo di questo nero antro, battezzato subito "il pozzo nero". Oltre il fondo, sul lato sud, ad un paio di metri di altezza, riparte il meandro che è stato percorso per una ventina di metri in discesa, dove, a 400 circa, un'altra strettoia ha per ora fermato le esplorazioni su di un saltino.

La grotta comunque continua e nelle prossime settimane il Gruppo Speleologico Settecomuni è determinato a continuare l'esplorazione. La grotta Abri Sassi si apre a una quota di 740 metri s.l.m. ed è una grotta molto lunga e impegnativa, formata da una lunga spaccatura in discesa intervallata da una decina di pozzi, il più profondo dei quali, il "tropical mix" misura circa 70 metri. La parte più difficile da percorrere risulta comunque essere costituita dai meandri in cui i tratti strettissimi possono essere lunghi anche decine di metri e dove si fa veramente tanta fatica a progredire. Basti pensare che per percorrere il tragitto di sola andata fino all'attuale fondo, portando un sacco con il materiale, sono necessarie 6/7 ore e naturalmente, almeno altrettante ne servono per tornare alla luce.

L'esplorazione di pochi giorni or sono ha richiesto una permanenza in grotta di 18 ore. I cinque speleologi protagonisti della punta, (Loris Vellar, Pierantonio Rigoni, Giacomo Silvagni, Giorgio Caccia, Adriano Rigoni) sono entrati in grotta alle nove di domenica mattina e ne sono usciti alle tre e mezza di lunedì. La grotta è comunque dura ma bellissima, soprattutto nei tratti di meandro attivo, dove alle marmitte si alternano veri e propri laghetti di acqua limpidissima.

Essendo l'attuale profondità di circa 400 metri, e lo spostamento in pianta della stessa di circa 700 metri, in direzione dell'abitato di Santa Caterina, le attuali estreme zone di esplorazione si trovano sotto alle case della contrada Xilli, ad una quota di 340 metri s.l.m., e perciò a 240 metri al di sotto della contrada stessa. Siamo perciò ancora un paio di chilometri di distanza dalle sorgenti più vicine con un dislivello approssimativo di 150 metri. Questo può far supporre che se la grotta dovesse proseguire ancora per molto, come sembra far presagire la forte corrente d'aria che la percorre, si potrà scendere ancora per poco.

Sarà forse più probabile incontrare delle zone formate da condotte sub-orizzontali che condurranno al livello freatico di base del massiccio. Queste ultime, naturalmente sono soltanto delle supposizioni che solo le prossime future esplorazioni del Gruppo Speleologico Settecomuni potranno confermare o smentire.