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BUSO DELA GIASARA
DI NOME...DI FATTO...

Attività svolta Domenica, 30 Settembre 2018

Partecipanti: Elena, Jack

Eh si, proprio così perché questa domenica abbiamo approfittato dell’ultima finestra utile in fatto di meteo (sono 20 giorni che non piove ininterrottamente) per tentare di sfondare l’ultimo sifone a -270 con la speranza di non trovare allagato il primo sifone che l’anno scorso aveva fermato il nostro tentativo di passare oltre! Sempre io ed Elena la squadra di punta del gruppo e visto le condizioni ambientali della grotta bisogna proprio dire che li sotto in più di due non si deve andare perché il freddo è in agguato e per chi resta fermo ad aspettare chi sta portando avanti il lavoro diventa una situazione davvero “insopporatbile” Siamo ben carichi di materiale: mute, trapano, batterie, cibo, asciugamano e piumino divisi in tre sacchi che all’andata aiutati dal solito motto “in xo tutti i santi iuta” sembrano addirittura leggeri. Siamo dei razzi e ci caliamo nei vari pozzi che si susseguono molto velocemente. Con calma ci prendiamo il tempo di segnare la strada in mezzo alla frana labirintica che porta alla sala dei cervelli dove la volta scorsa abbiamo perso un sacco di tempo per trovare la via d’uscita. In due ore e mezza siamo all’inizio del cunicolo allagato. Scoprire che il primo sifone è libero ci riempie di gioia. Decidiamo di indossare le mute molto prima, viste le condizioni della grotta. Notiamo che lo strato di fango è decisamente aumentato per cui meglio cambiarci e sporcare le mute che poi possiamo tranquillamente lavare in una delle tante vasche piene d’acqua. Finalmente siamo in due ad addentrarci in quel meraviglioso ambiente, che avevo esplorato da solo qualche anno fa ma in due si sa è molto più bello. Arriviamo al sifone finale, attacchiamo subito a colpi di trapano la volta del soffitto ma quello che sembrava una faccenda veloce si dimostra subito un lavoro molto impegnativo. Troviamo ad un certo punto anche il tempo per dare un occhiata ed una piccola disostruita ad un camino ad una quarantina di metri dal sifone da cui sembra esserci dell’aria che oggi non sentiamo in zona scavo. (troppo stretto ma va in su) Dopo quasi 4 ore di lavoro dentro e fuori da quel laghetto riusciamo a passare oltre ma la gioia si trasforma subito in tristezza perché “di là” non troviamo la galleria come avevamo sognato ma solo, oltre un altro spuntone di roccia, una parete alta due metri di fango che porta chissà dove. Oltretutto siamo al limite fisico per le troppe ore trascorse in acqua. Infreddoliti come non mai battiamo in ritirata (grazie Elena di avermi convinto di portare con noi il piumino). Abbiamo sempre sfacchinato per uscire da questa grotta, ma questa volta la fatica si fa proprio sentire; il sacco delle mute bagnate pesa il doppio tanto da balenare l’idea di abbandonarlo per venire a riprenderlo tra qualche giorno (grazie Elena per non averlo fatto). Io proprio non ne ho più e arranco come un vecchio trattore sui pozzi. Alla fine siamo fuori con due ore di ritardo rispetto al tempo prestabilito tanto che Nino aveva già allertato il soccorso del nostro mancato rientro. Ci ritroviamo tutti al bar Lux, sia per offrire una birra ai nostri “salvatori” messi in allarme sia per guardare il breve filmato di questa giornata di esplorazione estrema!


Scritto da

Jack

Jack Socio G.S.S. dal 1990

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