Buso Tondo
0.0/5 di voti (0 voti)

Buso Tondo
Laerchpomloch
4382 V VI

Esplorato da

Gruppo Speleologico Settecomuni

Rilievo Topografico

Pierantonio Rigoni Zurlo

Coordinate WGS 84

45° 54' 34.5" N, 11° 25' 33.58" E

Coordinate M. Mario

45° 54' 37" N, 1° 01' 32" W

Specifiche

  • Anno: 1985 - 1991
  • Numero Catastale: 4382 V VI
  • Area Carsica: SC07
  • Sviluppo: 171/-43
  • Quota s.l.m.: 1460
  • Località: Bosco Laerch Pom
  • Comune: Roana
  • Provincia: Vicenza

Ricerca incrociata

1985 - 1991 - Bosco Laerch Pom - Roana - SC 07

Posizione sulla mappa

La posizione potrebbe essere solamente indicativa.

Storia esplorativa

Il Buso Tondo, così chiamato per la forma del suo grande pozzo d'ingresso, è oggetto delle nostre attenzioni già da parecchi anni.

Descrizione e storia delle prime esplorazioni:
Il primo pozzo, profondo una ventina di metri e con un diametro di 15, è coperto sul fondo da un cumulo di neve perenne. Sulle sue pareti, a qualche metro dal fondo, si aprono alcuni cunicoli.Sul lato ovest, a non più di due metri dal cono formato da neve detriti sembra partire un'ampia galleria in salita che però dopo qualche metro si biforca dando origine a due condottine molto strette.

Quella di destra, con andamento meandriforme alta e stretta, è percorribile per una decina di metri e poi si restringe. Quella di sinistra, dopo 6-7 metri, diventa uno stretto budello a sezione circolare, percorso a suo tempo per qualche decina di metri. Il poveretto che l'aveva percorso, fece tanta fatica ad uscirne che in seguito nessuno ebbe il coraggio di rilevarlo. La stessa sorte è toccata al cunicolo che si affaccia sul pozzo dal lato nord, percorso anch'esso per qualche decina di metri e mai più ripetuto. In ambedue i casi, si tratta comunque di arrivi per cui una loro eventuale ulteriore esplorazione non dovrebbe rivestire una particolare importanza per la conoscenza della cavità.

Ben più importante sembrava invece un altro cunicolo posto sul lato sud del pozzo e che dava l'impressione di essere la continuazione della galleria prima descritta, tagliata in due alla formazione dell'attuale pozzo d'ingresso. Purtroppo, questo cunicolo, molto stretto e basso, venne in un primo momento trascurato essendo dopo appena un paio di metri ostruito da una grande quantità di pietrisco.

Nella parte più bassa del primo pozzo riuscimmo invece ad infilarci tra roccia e ghiaccio accedendo a due distinti ambienti collegati tra loro: una sala circolare posta alla base di un grande camino alto 12-13 metri con un impercorribile cunicolo in arrivo da nord e una grande sala rettangolare detta "la discoteca". Quest'ultima, larga 8-9 metri, lunga oltre 20 per due di altezza, si è formata lungo un giunto di stratificazione e presenta sia il pavimento che il soffitto molto regolari e quasi perfettamente orizzontali. Il pavimento, in particolare, è completamente ricoperto d'argilla le cui fenditure di ritiro, dovute alla cristallizzazione dell'argilla stessa, danno all'ambiente un aspetto molto originale.

Esaurite le esplorazioni più evidenti, tornammo in seguito a scavare nel cunicolo sud ma senza molta convinzione. Invece, dopo qualche ora, grazie soprattutto alla testardaggine di Angelo, sentimmo alcune pietre (che stava tentando di spostare) cadere all'interno di un pozzetto di dieci metri. In fondo al pozzo, un grande meandro discendente largo 4-5 metri portava ad un fondo in frana e di fronte, ad una pozza d'acqua sospesa. Vari tentativi di scavo vennero fatti sia sul fondo del meandro che nei pressi del. laghetto ma senza risultati. Ci restavano comunque altre due possibilità: un cunicolo orizzontale in arrivo da nord e una stretta fessura da dove usciva un po' d'aria, ambedue alla base del P10. La fessura, dopo qualche ora di lavoro con scalpello e mazzetta, apparve proibitiva e quindi, muniti di martello demolitore, attaccammo il cunicolo sperando ci portasse comunque nello stesso posto da cui proveniva l'aria della fessura.

Ci vollero molte domeniche per vincere la nostra lotta e alla fine ci riuscimmo ma ahimè, dopo aver allargato per 6-7 metri, giungemmo in una saletta al di sotto di un piccolo camino che chiudeva (saletta "ho fatto, ho fatto e non ho visto un...").

Buso tondo '90
Tutto quanto sopra descritto avveniva qualche anno fa e l'amarezza fu tanta che per un bel pezzo non tornammo più al Buso tondo.

Poi, nel febbraio '90, complici le nevicate fino a quel momento pressoché assenti, decidiamo di rilevare quanto era stato esplorato fino a quel momento e, nel contempo, proviamo a rifare il solletico all'unica fessura rimasta inviolata della grotta. In due domeniche di lavoro duro passiamo e scendiamo per due o tre metri dove un'altra strettoia che dà su un pozzo profondo una decina di metri ci ferma. Oramai la faccenda sta diventando una questione di orgoglio e non si può mollare proprio adesso quando sotto ai nostri piedi potrebbero aprirsi le vie dell'abisso; altre due domeniche e anche l'ultimo (?) ostacolo è superato. Scendiamo il pozzo, un P12 pieno di fango in maniera oscena. Sul fondo, questo intercetta un meandrino che ben presto diventa un budello anch'esso nel fango, largo si e no 30 cm., che passa al di sopra di un P6-7 troppo stretto. Dopo che tutti si sono rifiutati di farlo, mi infilo di testa nel budello a mo' di supposta e ne esco subito dopo soltanto perché da fuori due o tre energumeni mi "stappano". L'aria viene comunque dal pozzetto, per allargare il quale basterà probabilmente usare una pala per staccare il fango molto compatto che in parte lo riempie. Ci resta la soddisfazione, dopo anni di sforzi, di essere a -42.

Usciamo infangati e delusi, ma prima o poi, siatene certi, il Buso tondo ci rivedrà ancora.

P. Rigoni