Scomparso il tracciante: mistero sull'Altopiano

Scomparso il tracciante: mistero sull'Altopiano

Martedì, 11 agosto 2009 - Il Giornale di Vicenza

L'esperimento del Proteo. Non è stato trovato alcun elemento a valle, dopo il versamento del colorante nel torrente Ghelpak in maggio per studiare il bacino idrico. Né in Valbrenta né in Valdastico segni del Tinopal "inghiottito"nei grandiosi canali sotterranei

Inutile illudersi, a questo punto delle ricerche anche lo stesso Sherlock Holmes avrebbe alzato le mani. Le acque dell' Altopiano hanno messo nel sacco gli inseguitori. A seguito dell' ultima verifica il 6 agosto, si sono perse totalmente le tracce del colorante artificiale Tinopal CBS-X, un indicatore ottico che avrebbe dovuto permettere ai ricercatori di capire quali percorsi sotterranei seguono le acque dell'altopiano prima di uscire allo scoperto nelle sorgenti della Valbrenta e della Valdastico, le due profonde incisioni che delimitano l' Altopiano dei Sette comuni. L'inseguimento delle acque sotterranee purtroppo non ha prodotto alcun risultato apprezzabile, solo modeste contaminazioni oltretutto di dubbia interpretazione.

Il tracciamento delle acque del Ghelpack, eseguito il 12 maggio, è stato il momento finale del progetto di studio idrogeologico e idrochimico delle sorgenti dell'Oliero e dell' Altopiano, che ha visto impegnati l'Assessorato alle Risorse Idriche della Provincia di Vicenza ed il Club Speleologico Proteo di Vicenza in simbiosi con Arpav Servizio acque interne dell'area tecnico-scientifica, Gruppo Grotte Sette Comuni di Asiago, Gruppo Grotte Giara Modon di Valstagna, Etra , Ulss di Bassano ed il patrocinio della Fsv.

Nel torrente Ghelpack, le cui acque in un tratto di circa 100 metri, sono totalmente fagocitate dal sottosuolo sono stati immessi 20 kg di tracciante artificiale TinopalCBS-X, uno sbiancante ottico assolutamente innocuo per la salute, approvato dalla Regione Veneto e già testato in Lessinia.

Le acque con il tracciante avrebbero trovato ad attenderle alla loro fuoriuscita nelle sorgenti di pianura dei captori, semplici garze sterili, che raccolgono anche segnali debolissimi di transito del Tinopal. La maggior parte delle acque dell'Altopiano di Asiago confluiscono nella super sorgente di Oliero ed un esperimento di tracciamento condotto nel 1985 con la flourescina ha confermato tali ipotesi: ma non è mai stato appurato, sino ad oggi, se le acque vadano ad alimentare le sorgenti ubicate nella valle del Brenta e Val d'Astico.

Sulla base delle stime la grotta-sorgente di Oliero, la più copiosa sorgente del Nord Italia (circa 8 milioni di metri cubi giornalieri), da sola drena circa l' 80% delle acque dell' Altopiano ma gli studi sulle portate sono stati fatti negli anni '60 e degli anni '80 quelli relativi alla circolazione nel sottosuolo. Sulla scorta dei dati delle "piene" della grotta turistica di Oliero, in poco più di 24 ore le acque contenenti l'indicatore si sarebbero dovute fa vedere ( circa 12 km la distanza stimata per coprire i 1000 metri di dislivello) lo stesso che al contrario sta avvenendo in questi mesi per pompare i 120 litri al secondo dalla risorgiva al centro turistico della montagna vicentina. Nulla di nulla.

A quasi 3 mesi dal tracciamento i captori indicano livelli quasi trascurabili di coloranti presenti nelle acque eppure quando è stata fatta l'operazione il Ghelpack riversava nel sottosuolo circa 15 litri al secondo. Va precisato che è sufficiente un quantitativo infinitesimale, nell'ordine di un millesimo di microgrammo per poterne rilevare il transito. I docenti Bartolomeo Vigna del Politecnico di Torino e Leonardo Piccini dell'Università di Firenze hanno confermato la validità del progetto di tracciamento sull'altopiano di Asiago, sia sotto il profilo operativo che sul piano sostanziale ma possono soltanto avanzare ipotesi sul mancato riscontro del tinopal.

Potrebbe essersi disperso in un grandioso bacino idrico sotterraneo dell'ordine di milioni di m3 e questo andrebbe a giustificare la totale dispersione dei 20 kg del tracciante. D' altronde oggi dai rubinetti di Roma si bevono le acque meteoriche della sorgente carsica Peschiera sul Gran Sasso, cadute 20 anni or sono e l'Oliero è altrettanto copiosa. A suffragare questa ipotesi sulle dimensioni del bacino idrico ipogeo è il fatto che lo speleo sub Casati è sceso sino a - 200 metri nella sorgente ipogea dell'Elefante Bianco a Valstagna, chiaro indice di quanto possa essere vasto il bacino idrico che raccoglie e drena le acque dell'altopiano.

Il tracciante potrebbe altresì essersi arenato in un anfratto sotterraneo o essere sparito per effetto di un decadimento ma queste due ipotesi sono ritenute poco realistiche. La delusione dei ricercatori del Proteo è, comunque, mitigata dal fatto che la sfida è soltanto al primo round e che per comprendere il complesso sistema idrogeologico dell'altipiano si possono seguire altre strade nella ricerca al fine di meglio conoscere per tutelare l'immensa ricchezza idrica del sottosuolo vicentino. (a firma di Giancarlo Marchetto)