Speleologia: per esplorare gli abissi tra sport e scienza

Speleologia: per esplorare gli abissi tra sport e scienza

Sabato, 25 novembre 2006 - Il Giornale di Vicenza

Il Vicentino registra un'intensa attività speleologica, grazie anche alla presenza di circa 3.700 delle 7.200 grotte venete

Tra sport, scienza e avventura: la speleologia è tutto questo. Una disciplina lontana dai clamori del grande pubblico, quasi nascosta, come nascoste sono le bellezze che consente di vedere. Una disciplina che proprio nel vicentino vede uno straordinario fervore di attività, grazie anche alle caratteristiche del territorio: circa 3.700 delle 7.200 grotte venete si trovano nella nostra provincia, che vanta anche quella più estesa (Il Buso della Rana a Priabona di Monte di Malo di oltre 26 km) e quella più profonda (l'Abisso di Malga Fossetta nell'altopiano di Asiago arriva a sfiorare i – 1.000 metri).

Come molti lettori sapranno la speleologia consiste nell'esplorazione delle cavità sotterranee, ma molto meno note sono le profonde ricadute scientifiche – ma anche economiche e sociali, come vedremo – di questa attività. Praticare la speleologia, infatti, non significa semplicemente "entrare" in una grotta, ma studiare gli animali che vivono in essa, la sua circolazione idrica, ricercare eventuali minerali e fossili, comprendere il livello di inquinamento del territorio.

Con queste finalità nel Vicentino operano due gruppi: il Trevisol, legato al CAI, e il CS Proteo, quest'ultimo gruppo leader a livello regionale. Entrambi ogni anno organizzano corsi specifici per chi desidera avvicinarsi a questa disciplina e visite guidate alle grotte vicentine per gruppi e scolaresche, che come detto sono di assoluto rilievo sia per il loro numero che per la loro bellezza, che in alcuni casi non ha niente da invidiare a quelle più famose a livello nazionale.

Le aree in cui si concentrano le grotte vicentine sono soprattutto tre: l'Altopiano di Asiago, i Colli Lessini e i Colli Berici. Molte di esse sono caratterizzate dalla presenza di risorgive, a partire da quelle di Oliero, che con i suoi oltre 9 milioni di metri cubi di acqua al giorno (equivalenti a circa 300 litri per ogni abitante del Veneto!) è la più grande risorgiva del Nord Italia. In questi siti, in particolare, la speleologia viene ad assumere anche un'altra importante funzione, ricercando fonti d'acqua e analizzandone la qualità in previsione di possibili usi civili.

Del resto lo stato di conservazione delle grotte e dei loro tesori nascosti è un indicatore molto attendibile dell'equilibrio ambientale di un territorio: anche su questo fronte quindi gli speleologi svolgono un'importante opera di sorveglianza e monitoraggio, che talvolta porta a scoprire fenomeni anche gravi di degrado, come la trasformazione di alcune grotte in vere e proprie discariche – spesso con l'autorizzazione delle autorità locali – che finiscono per inquinare le falde acquifere sottostanti. Proprio per combattere questo fenomeno ogni anno il mondo della speleologia si dà appuntamento per l'iniziativa "Puliamo il buio", che vede impegnati moltissimi volontari nel tentativo di preservare luoghi di rara bellezza e di grande valore ambientale.

Tutte le informazioni raccolte nel corso degli anni dagli speleologi sulle grotte del Veneto sono raccolte in un catasto regionale che è gestito proprio a Vicenza (dal gruppo Proteo), a conferma del ruolo di primo piano della nostra provincia in questa disciplina.

Una disciplina che, statistiche alla mano, è molto meno pericolosa di altri sport assai più diffusi e che può essere praticata a partire dai 12 - 14 anni senza particolari controindicazioni.

A questo riguardo, però, va sfatato un luogo comune: la speleologia non è semplicemente una sorta di "alpinismo al contrario", anche se da questo vengono mutuate alcune tecniche quando si tratta di scendere in verticale. In generale, tuttavia, proprio il fatto di dover praticare una discesa anziché una salita e le caratteristiche degli ambienti sotterranei rendono la speleologia uno sport del tutto particolare, che richiede attrezzature e conoscenze specifiche, oltre alla capacità di convivere con il buio - che rende ogni cosa più suggestiva, ma anche difficile – il freddo (non è raro trovarsi sottozero) e l'umidità. Per chi se la sente, poi, non mancano le specializzazioni in specifiche attività, come la speleologia subacquea. Esplorazioni ardite che possono essere svolte nella massima sicurezza grazie anche alla presenza di un servizio di ricerca e soccorso particolarmente efficace.