Visita all'Abisso di Trebiciano

Visita all'Abisso di Trebiciano

Domenica, 6 febbraio 2011 - Comunicato

Domenica 6 febbraio u.s. abbiamo effettuato un'uscita speleologica alquanto particolare.

Infatti su invito dell'amico speleo triestino, ma con radici altopianesi, Giacomo Casagrande, ci siamo spinti fino in terra Giuliana per visitare l'abisso di Trebiciano. La cavità che si apre nei pressi del confine Italo-Sloveno,nell'ambiente speleologico è considerata come un "santuario",infatti risalgono a circa un secolo mezzo fa' le prime ardite esplorazioni,effettuate da quei valorosi personaggi che furono i padri della moderna speleologia. Per moltissimi anni l'abisso di Trebiciano con i suoi trecento e oltre metri di profondità, è stato l'unico punto d'accesso per potere accedere nel sottosuolo e ammirare, come ci hanno insegnato alle elementari, quel "fiume fantasma" chiamato Timavo.

Giunti nei pressi del'ingresso e, fatte le presentazioni di rito, ci siamo aggregati ad un gruppo di simpatici visitatori pseudo speleo-alpinisti che ,vestiti da meccanici, giardinieri,impiegati,ci guardavano come dei marziani nelle nostre tute speleo lavate per l'occasione, senza evidentemente rendersi conto che erano loro bardati come maschere carnevalesche.

Superato in pozzetto d'ingresso ,la calata è proseguita un noiosa, in quanto le scale fisse poste all'interno sembravano di non terminare mai,ma finalmente con un po' di pazienza dopo quasi 300metri di discesa siamo finalmente giunti al "Salone Lidner", un'enorme ambiente sotterraneo,dal pavimento formato da finissima sabbia stile, spiaggia di mare,che rapidamente degrada fra ciclopici massi di crollo verso il corso del fiume Timavo. Dato il periodo particolarmente asciutto, del fiume si potevano vedere solo i due laghetti che formavano i sifoni di entrata e di uscita del corso d'acqua. Venivano comunque i brividi solo a sapere che quando il fiume è il piena,il livello s'innalza di quasi un centinaio di metri fino ad arrivare ad allagare l'enorme salone.

Ritornati sui nostri passi e percorrendo a ritroso le scalette della ferrata Adriatica,velocemente siamo risaliti in superficie, dove ci siamo concessi uno sconfinamento a piedi in Slovena,azione impensabile fino a pochi anni fa',ai tempi della guerra fredda,come ci ricordano le tetre torri di guardia ancora visibili.

Abbiamo concluso la gita in quel di Trieste, finendo in una tipica ed affollatissima "frascha" assaporando le gustose prelibatezze locali

Sandro Ronzani