Cronaca di una punta agli Abri Sassi

Cronaca di una punta agli Abri Sassi

Loch '88 - '89 - Bollettino Interno

Sono da poco passate le 6 di uno splendido mattino e Angelo e Loris frugano con aria assonnata nei loro sacchi. Tra poco inizieremo il consueto rituale della vestizione dopodiché, ancora una volta, ci allontaneremo dal sole, dall'erba verdissima, dall'odore dei fiori. La botola, posta lungo il viottolo che dalla stalla porta al letamaio, è già aperta e lascia uscire una impalpabile colonna di vapore. Il vecchio contadino, padrone del fondo, scende con la cariola carica di letame e ci passa accanto stupito di vedere gente così di buon'ora, ma ci saluta e passa via. Il cielo è di un colore intenso come se ne vedono soltanto qui da noi e tutto quanto si vede intorno non ci invita affatto ad infilarci sotto terra. Facciamo di tutto per rinviare il più possibile il momento dell'entrata in grotta ma dopo quasi un'ora di preparativi veri o fasulli siamo pronti a partire. I nostri programmi sono piuttosto ambiziosi: vogliamo stendere 700 metri di filo telefonico almeno fino al fondo del P70 a circa -260 di profondità e poi continuare l'esplorazione interrotta nell'ultima punta a -350 circa.

Dopo una punta agli Abri-Sassi

La stesura del cavo si rivela complessa fino a -120 e quasi tragica nel lungo meandro che precede il P70. Il problema maggiore è quello di far passare il filo un po' discosto dai punti di transito e perciò, viste le misure esigue di gran parte del percorso, la cosa si rivela tutt'altro che semplice. Comunque, nonostante tutto, verso mezzogiorno siamo sopra al P70 dove ci infiliamo velocemente gli imbraghi. La discesa del pozzo, concrezionatissimo e un po' inclinato, avviene tutta a contatto con una splendida colata sulla quale scorre costantemente un sottile velo d'acqua. La parte sommitale del pozzo ha una sezione pressoché circolare del diametro di 5-6 metri che man mano che si scende si allunga notevolmente fino a raggiungere sul fondo una larghezza di una ventina di metri per 7-8 di larghezza. Qui le pareti sono formate da potenti banconate di rosso ammonitico. Risaliamo per qualche metro tra i massi e ci infiliamo tra la frana per uscire 7-8 metri più in basso. Qui la galleria è davvero imponente ed altissima e verso l'alto si intravede una galleria fossile, antico livello di scorrimento. Scendiamo su un pavimento ingombro di massi enormi dove armiamo su attacchi naturali un paio di saltini di 7-8 metri fino a raggiungere l'attuale livello di scorrimento.

Qui a -300 circa parte un grande meandro, inizialmente un po' stretto e che nei primi 50 metri cambia continuamente direzione. Sul fondo scorre un piccolo ruscello che si snoda tra marmitte e laghetti. Lo percorriamo per circa 300 metri fino ad arrivare in una zona dove ricompare la frana. Soffitto e pareti sono in questo punto ricoperti da fango, il che fa pensare che in qualche momento l'acqua sia giunta a riempire la galleria. Dove non c'è fango, pareti e massi sono ricoperti da depositi calcitici di alcuni cm. di spessore. Ci troviamo così sull'orlo del P7 sul quale si erano interrotte le esplorazioni precedenti. Armiamo con una fettuccia intorno ad un masso e scendiamo nella saletta sottostante. Qui la grotta sembra finire in frana ma sentiamo molti metri sotto di noi il rumore dell'acqua che scorre. Cerchiamo perciò un passaggio che dopo un po' troviamo. Dopo una decina di metri tra grossi massi pericolanti, con passaggi molto stretti, ritroviamo il meandro. Avanziamo per una cinquantina di metri notando con piacere che si allarga sempre più. Superiamo due grossi arrivi di rami laterali che lasciamo inesplorati ed arriviamo ad una grande S (6-7 metri di larghezza) con un solco di approfondimento al centro. Dopo la S, il meandro ridiventa strettissimo e profondo.

Scendo per una decina di metri ma mi trovo bloccato da una strettoia. Pochi metri più avanti si allarga e vedo nero. Comunque non si passa ma butto un sasso che sento battere 10-15 metri più sotto. Decidiamo allora di tornare indietro e alle 15,30 partiamo. Ripercorriamo il meandro a ritroso verso la frana. A un certo punto ci rendiamo conto di trovarci in un posto mai visto prima, cerchiamo qualche traccia lasciata sul pavimento concrezionato ma inutilmente. Ci guardiamo l'un l'altro un po' sgomenti pensando di esserci persi. Continuiamo ad avanzare e per fortuna, dopo cinque minuti sbuchiamo nella sala della frana che sta sotto al P7. Probabilmente abbiamo sbagliato altezza nel meandro e siamo entrati nella frana un po' più alti. Puntiamo comunque verso l'uscita che raggiungiamo alle 19,30 dopo oltre 12 ore di punta. Siamo stanchi ma felici in quanto abbiamo con tutta probabilità superato i -400 e la grotta continua.

P. Rigoni - A. Rigoni - L. Vellar